
Passeggiata del filosofoA 273 metri
Favolosa in primavera.
Se siete a Kyoto e volete vedere uno dei templi più affascinanti della città, il Ginkakuji non può mancare nel vostro itinerario. Non fatevi ingannare dal nome: il “Tempio d’Argento” in realtà non è mai stato ricoperto d’argento. Eppure, proprio questa sua semplicità, questo suo aspetto sobrio e quasi dimesso, lo rende uno dei luoghi più poetici e potenti che potete visitare in Giappone. Ogni volta che ci torno, riesce sempre a trasmettermi una sensazione di quiete e bellezza assoluta, lontana anni luce dal caos della città.
Non aspettatevi un colpo di scena spettacolare o un effetto wow da cartolina: il fascino del Ginkakuji è silenzioso, raffinato, tutto nei dettagli. È il tipo di posto che vi rimane dentro anche dopo che siete usciti, e che si apprezza ancora di più quando ci si ferma ad osservare, respirare, camminare lentamente. In questo articolo vi racconto tutto: cosa vedere, perché vale la pena andarci, curiosità storiche, consigli pratici e qualche riflessione personale su uno dei miei templi preferiti di Kyoto.
Il Ginkakuji si trova nella parte nord-est di Kyoto, ai piedi delle colline Higashiyama. È un’area abbastanza tranquilla, ma facilmente raggiungibile dal centro della città. Da Gion, ad esempio, si può arrivare con un autobus diretto oppure facendo una camminata più lunga e panoramica, seguendo il famoso Sentiero del Filosofo, che termina proprio nei pressi del tempio.
Se partite dalla stazione centrale di Kyoto, vi consiglio l’autobus numero 100 o 5. Ci vuole circa mezz’ora, ma attenzione agli orari di punta: può diventare molto affollato. L’entrata del tempio è ben segnalata, e appena si arriva ci si trova di fronte a una grande porta di legno, molto semplice. Da lì inizia un piccolo percorso che vi accompagna verso l’ingresso ufficiale, con una biglietteria immersa nel verde.
Puoi trovare questo luogo nella mia mappa del Giappone su Google Maps:
Il nome completo è Jishō-ji (慈照寺), ma quasi nessuno lo chiama così. “Ginkakuji” significa letteralmente “Padiglione d’Argento” e fu costruito come contrappunto al celebre Kinkakuji, il Padiglione d’Oro, sempre a Kyoto. L’idea era di creare una residenza da ritiro per lo shogun Ashikaga Yoshimasa, che volle un luogo in cui coltivare l’arte, la poesia e la filosofia.
Il padiglione non è mai stato coperto di foglie d’argento, a differenza del fratello dorato, ma molti ritengono che questo fosse l’intento originale. In realtà, oggi, questa mancanza è diventata parte del suo fascino. L’edificio ha un colore brunito, quasi opaco, che si fonde perfettamente con il giardino circostante. È una bellezza diversa, più intima, più profonda.
Appena si entra nel Ginkakuji, si viene subito colpiti dal giardino di sabbia bianca, chiamato Ginshadan, che rappresenta le onde del mare. Al centro spicca una struttura piramidale di sabbia chiamata Kogetsudai, una sorta di piccola montagna simbolica che sembra puntare verso la luna. Nessuno sa esattamente quale fosse il suo significato originale, ma si pensa che servisse per riflettere la luce lunare nella notte, in perfetta armonia con l’estetica wabi-sabi.
Camminando lungo il sentiero, si attraversano giardini curatissimi, muschi verdi, piccoli stagni con carpe e ponticelli in legno, in un percorso che segue il concetto giapponese di shakkei: il “paesaggio preso in prestito”, dove la natura del giardino si fonde con le montagne sullo sfondo. Ogni curva del sentiero è pensata per offrire una nuova prospettiva, un nuovo angolo da contemplare.
Dopo aver girato intorno al padiglione principale, si sale lungo un sentiero tra gli alberi che porta a un punto panoramico meraviglioso. Da qui si può vedere tutto il giardino dall’alto, con il tempio in primo piano e la città di Kyoto sullo sfondo. È uno dei miei angoli preferiti: spesso mi fermo qui per diversi minuti, a scattare qualche foto o semplicemente a guardare in silenzio.
Il percorso è breve e accessibile anche per chi non è molto allenato, ma consiglio comunque scarpe comode perché il terreno è irregolare in alcuni punti. Dopo la discesa, si torna verso l’uscita passando ancora una volta davanti al giardino zen, che cambia completamente aspetto a seconda dell’ora del giorno.
Il Ginkakuji fu costruito nel 1482 e, a differenza di molti altri templi, ha resistito a incendi e guerre. Questo lo rende ancora più prezioso, perché molti degli elementi architettonici che vedete oggi sono originali dell’epoca Muromachi.
Il tempio è considerato un capolavoro dello stile Higashiyama, che ebbe un’enorme influenza sulla cultura giapponese: da qui nacquero o si svilupparono il chanoyu (la cerimonia del tè), l’ikebana, l’arte del giardino giapponese e persino certi aspetti dell’architettura residenziale tradizionale. Visitare il Ginkakuji è quindi anche un tuffo nella storia dell’estetica giapponese.
Il Ginkakuji è splendido in ogni stagione, ma se posso darvi un consiglio, scegliete la primavera o l’autunno. In primavera, il verde intenso del muschio e delle foglie nuove crea un contrasto delicato con la sabbia bianca del giardino zen. In autunno, invece, le foglie rosse degli aceri trasformano il paesaggio in un quadro, con riflessi incredibili nello stagno.
Anche l’inverno ha un certo fascino, soprattutto se riuscite a beccare una giornata di neve: il silenzio aumenta, la sabbia si copre di bianco, e l’atmosfera diventa quasi surreale. L’unica stagione un po’ più piatta è forse l’estate, per via del caldo e dell’umidità, ma anche lì, il giardino offre zone d’ombra e scorci suggestivi.
Se potete, evitate i fine settimana e i periodi festivi: l’esperienza cambia molto a seconda dell’affollamento. Nei momenti di calma, riesce davvero a trasmettere la sua anima.
Molti turisti entrano, fanno due foto e se ne vanno in venti minuti. Ma vi assicuro che non è questo il modo giusto per visitare il Ginkakuji. È un tempio da vivere lentamente, camminando con calma, fermandosi ogni tanto a osservare un dettaglio del giardino o a contemplare il riflesso di una foglia nell’acqua.
Io vi consiglio di dedicargli almeno un’ora piena, meglio ancora se riuscite a stare un po’ di più. Magari portatevi qualcosa da bere, spegnete il telefono e lasciate che sia il silenzio a guidarvi. Soprattutto se siete appassionati di fotografia, ogni angolo è una composizione perfetta.
L’ingresso al Ginkakuji costa 500 yen per gli adulti, un prezzo onestissimo considerando la bellezza del luogo. Non ci sono biglietti combinati con altri templi, ma vale assolutamente ogni yen speso. I bambini pagano meno, e i biglietti si acquistano direttamente all’ingresso.
Il tempio apre alle 8:30 del mattino (9:00 da dicembre a febbraio) e chiude alle 17:00, quindi vi consiglio di arrivare non troppo tardi, soprattutto se volete fare anche una passeggiata sul Sentiero del Filosofo dopo la visita.
Una delle cose belle del Ginkakuji è che si può inserire facilmente in un itinerario a piedi tra alcuni dei posti più belli di Kyoto. Subito dopo la visita, potete scendere lungo il Sentiero del Filosofo (Tetsugaku no michi), una stradina pedonale che segue un piccolo canale circondato da ciliegi.
Lungo il percorso trovate altri templi minori, spesso poco affollati, come Hōnen-in o Anrakuji, perfetti per chi cerca atmosfere più intime. Alla fine del sentiero si arriva vicino a Nanzenji, un altro grande complesso templare molto interessante.
Se avete tempo e voglia, potete proseguire verso Eikando, soprattutto in autunno, quando diventa uno dei templi più suggestivi della città. In alternativa, si può fare tappa in uno dei tanti caffè artigianali lungo il tragitto, ideali per una pausa rilassante.
La prima volta che sono stato al Ginkakuji ero rimasto un po’ spiazzato. Mi aspettavo qualcosa di “scintillante”, e invece mi sono trovato davanti un tempio silenzioso, quasi austero. Ma più camminavo nel giardino, più sentivo che c’era qualcosa di diverso da tutti gli altri posti visti fino a quel momento. Una profondità quasi invisibile, che si rivela solo se ci si ferma a sentire.
Col tempo è diventato uno dei luoghi a cui sono più legato. Ci torno ogni volta che passo da Kyoto, e ogni volta trovo un dettaglio nuovo: una foglia che galleggia, un riflesso nello stagno, un suono lontano di campana. È il classico posto che non grida, ma sussurra. E proprio per questo, lascia il segno.
Molti visitatori non sanno che all’interno del complesso si trovano diversi edifici minori, non sempre accessibili, che venivano usati come studi o sale per la cerimonia del tè. Alcuni di questi sono chiusi al pubblico, ma si intravedono camminando lungo il percorso.
Un altro dettaglio curioso è che il Kogetsudai viene regolarmente ricostruito, perché la pioggia e il vento lo rovinano facilmente. Ci sono dei giardinieri specializzati che si occupano della manutenzione, lavorando con una cura quasi maniacale, rinnovando la montagna di sabbia con gesti antichi e precisi.
E poi c’è la leggenda secondo cui Ashikaga Yoshimasa, il fondatore del tempio, non era poi così bravo come politico, ma eccelleva in estetica e cultura. In effetti, si ritirò qui mentre il paese cadeva in guerra, lasciando che fosse il fratello a gestire la crisi. Scelta criticabile, ma grazie a lui oggi possiamo ammirare questa meraviglia.
È inevitabile confrontare il Ginkakuji con il più famoso Kinkakuji. Entrambi fanno parte del patrimonio culturale giapponese, e hanno lo stesso stile di base, ma l’effetto che provocano è completamente diverso. Il Kinkakuji è scenografico, dorato, abbagliante, sembra quasi fatto apposta per stupire. Il Ginkakuji, invece, è introspezione, silenzio, poesia.
Personalmente, se è la prima volta che andate a Kyoto, vi consiglio di vedere entrambi, perché offrono due facce diverse della stessa cultura. Ma se proprio dovete scegliere date un’occhiata ai miei itinerari di viaggio così da gestire al meglio i vostri giorni in Giappone.
© Kiyo Photography
Ginkakuji - lì vicino trovate:
Favolosa in primavera.
Favoloso in autunno.
Un importante tempio buddista.
Con dipinti e un giardino zen.
Un santuario recente ed affascinante.
Atmosfera e piatti tradizionali.
Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 20 anni fa. Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi. Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).