Cosa mangiare a Tokyo

Tokyo è la città dove si può mangiare tutto.
Non è un’esagerazione: qui trovate ogni tipo di cucina giapponese e non solo, da quella tradizionale di Kyoto fino al curry indiano, passando per hamburger gourmet, pizza e dolci europei. Potete mangiare in una bancarella per strada o in un ristorante da tre stelle Michelin. Potete spendere 500 yen o 50.000 yen. E tutto, quasi sempre, è buono.

Per avere una visione completa vi consiglio assolutamente il mio articolo su cosa mangiare in Giappone, dove racconto i piatti tipici da provare in tutto il Paese. Ma se siete a Tokyo e volete sapere cosa mangiare qui, vi dico tutto.
Perché ci sono piatti che sono nati a Tokyo, o che proprio qui sono diventati iconici. Cose che magari si trovano anche altrove, ma non con lo stesso significato, né con la stessa qualità. Date un’occhiata anche i migliori ristoranti a Tokyo.
In questo articolo vi consiglio cosa mangiare a Tokyo, partendo da piatti tipici locali, veri simboli della capitale, e aggiungendo solo dove serve qualche nome specifico, se è qualcosa che davvero vale il viaggio.

Indice


Sushi Edomae

Il sushi che conosciamo oggi nasce a Tokyo.
Nel periodo Edo, la città era già enorme e frenetica. Serviva un modo veloce per mangiare bene, e così è nato lo Edomae-zushi, il sushi “della baia di Edo”. Non era il classico sushi fresco come lo pensiamo ora, ma pesce lavorato con tecniche precise: marinatura, pressatura, cottura leggera.
Il tonno veniva fatto maturare, lo sgombro marinato nell’aceto, l’anguilla cotta e laccata. E tutto servito sopra piccole porzioni di riso condito.

Oggi questo stile sopravvive e si è evoluto nei tantissimi ristoranti omakase di Tokyo, dove il sushi viene servito uno alla volta, secondo l’ispirazione dello chef. Ma potete trovare l’Edomae-zushi anche in versione più accessibile nei mercati del pesce, nei quartieri popolari e persino nei banchi dei depachika.
Tokyo è il posto perfetto per capire davvero cos’è il sushi.

Ramen shoyu

Se Kyoto ha il ramen più elegante e Fukuoka quello più grasso, Tokyo ha quello più equilibrato. Il ramen shoyu, cioè alla salsa di soia, è nato qui e resta il tipo di ramen più diffuso in città.
Il brodo è generalmente a base di pollo, a volte con aggiunta di pesce secco o alghe. La salsa di soia viene aggiunta alla fine, creando un brodo chiaro ma profondo, con un sapore rotondo, sapido ma non pesante.

I noodle sono solitamente medi o sottili, arricciati, e il condimento classico include una fetta di chashu, menma, cipollotto, nori e un uovo marinato.
È il ramen che trovate nei localini con cinque posti a sedere, nei vicoli vicino alle stazioni, nei ristoranti specializzati dove si aspetta in fila in silenzio. È il ramen di tutti i giorni, quello che mangiano i salaryman a pranzo e gli studenti prima di rientrare a casa.

Tokyo è piena di varianti, ma se volete capire il gusto base, quello originale, partite dallo shoyu.

Il melonpan di Asakusa

Il Melonpan di Kagetsudo.

Il melonpan si trova in tutto il Giappone, ma quello di Asakusa è leggendario.
Si tratta di un pane dolce, con una crosticina croccante a forma di rete che ricorda un melone, anche se il sapore non è necessariamente al melone. Dentro è morbidissimo, con un profumo di burro e vaniglia che si sente a metri di distanza.

Il posto più famoso per provarlo è Kagetsudo, una piccola panetteria storica proprio vicino al tempio Senso-ji. Il loro melonpan è più grande della media, servito caldo appena sfornato, se volete anche farcito con gelato alla vaniglia o al matcha, o panna montata.

Mangiarlo mentre siete tra le lanterne e le botteghe di Asakusa è una delle esperienze più autentiche e dolci che potete fare a Tokyo. Non è solo un dolce: è un piccolo rito, che fa parte della visita al quartiere.


Monjayaki a Tsukishima

Il quartiere di Tsukishima, la sera.

Forse già conoscete l’okonomiyaki, piatto tradizionale di Osaka ed HIroshima. A Tokyo, però, c’è una “variante” locale meno famosa ma molto più radicata: il monjayaki.
Nasce come cibo semplice e povero, preparato direttamente sulla piastra con una pastella molto liquida e una varietà di ingredienti tritati: cavolo, carne, formaggio, mentaiko, mochi, mais, ecc. Il risultato sembra strano a prima vista, perché rimane appiccicoso e fuso, ma il sapore è intenso, affumicato, pieno di umami.

La zona più famosa per mangiarlo è Tsukishima, una via intera piena di ristoranti che lo preparano. Di solito vi danno una spatolina con cui grattare la parte croccante direttamente dalla piastra. È un piatto conviviale, da mangiare con calma, tra risate e fumi caldi.

Il monjayaki non è fotogenico ma è uno dei piatti più veri e popolari di Tokyo. E provarlo è quasi un rito di iniziazione alla cucina della capitale.


Anmitsu

Tokyo ha tanti dolci moderni e tradizionali, ed uno dei più classici è l’anmitsu, un dessert freddo nato proprio nella capitale, all’inizio del Novecento.
È composto da cubetti di agar agar, una gelatina vegetale trasparente, frutta, fagioli rossi azuki, mochi e uno sciroppo scuro chiamato kuromitsu, simile alla melassa. Il tutto viene servito in coppa e spesso accompagnato da una pallina di gelato.

L’anmitsu è un dolce che si trova ancora oggi nelle sale da tè di Ginza, tra porcellane delicate e atmosfera d’altri tempi. Non è particolarmente dolce, e per questo piace molto anche a chi non ama i dessert troppo zuccherini. È fresco, elegante, nostalgico. Un piccolo viaggio nella Tokyo del secolo scorso.

Vi consiglio di provarlo almeno una volta in un locale tradizionale, dove viene servito con calma e rispetto, e non come semplice dessert da bar.

Lo stufato dei lottatori di sumo

Il chanko nabe è lo stufato dei lottatori di sumo, ma oggi è anche un simbolo della cucina di Tokyo.
È un piatto unico, completo, abbondante: una pentola piena di pollo, pesce, maiale, verdure, tofu, funghi, gnocchi di riso, cotta sul tavolo e condivisa tra i commensali. Viene servito soprattutto a Ryogoku, il quartiere del sumo.

Molti dei ristoranti di chanko sono stati aperti da ex lottatori di sumo, e offrono versioni più leggere per il pubblico normale. Ma il concetto è lo stesso: una pentola calda e nutriente, perfetta per i mesi freddi, che riscalda corpo e spirito.

È anche un’occasione per avvicinarsi al mondo del sumo in modo autentico, attraverso il cibo che lo rappresenta meglio.

Il dorayaki a Ueno

Il dorayaki è uno dei dolci giapponesi più conosciuti: due dischi morbidi, simili a pancake, ripieni di pasta di fagioli rossi.
A Tokyo c’è un posto che lo ha reso un’icona: Usagiya, una pasticceria storica fondata nel 1913 nel quartiere di Ueno.

Qui il dorayaki è fatto a mano ogni giorno, con un impasto soffice e profumato e un ripieno di anko bilanciato e mai stucchevole. Non è solo buono: è perfetto. Ed è diventato una piccola leggenda.
Spesso c’è fila già dal mattino, ma vi assicuro che vale ogni minuto di attesa. È un assaggio di Tokyo nella sua versione più dolce e nostalgica.

Conclusione

Mangiare a Tokyo non significa solo abbuffarsi di sushi e ramen. Significa entrare nella storia della città attraverso i piatti che raccontano davvero la sua identità.
Dai cibi di strada ai dolci antichi, dai ristoranti popolari ai piatti delle tradizioni locali, qui tutto parla di vita vera.
E se avete poco tempo, vi consiglio di concentrarvi su questi piatti che esistono solo qui, o che solo qui assumono il loro significato più autentico.

Se cercate altre idee, sul sito trovate anche gli articoli dedicati ai piatti imperdibili di tutto il Giappone, a cosa mangiare a Osaka, cosa mangiare a Kyoto e molti altri. Ma se siete a Tokyo, iniziate da qui: è la capitale anche del gusto.

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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 20 anni fa.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).