Citigroup Center

Quando fu costruito nel 1977, il Citigroup Center, oggi conosciuto come 601 Lexington Avenue, era il settimo grattacielo più alto al mondo, arrivando a sfiorare i 280 metri di altezza. Ma non furono le dimensioni a sorprendere: il suo particolare tetto spiovente a 45° si distingue immediatamente nello skyline di Manhattan, ma è la base ciò che rende la struttura così unica: l’intero edificio è sorretto da quattro colonne alte 35 metri.

Si sviluppa su 59 piani che ospitano gli uffici della società finanziaria Citigroup; la lobby è invece aperta al pubblico e offre uno spazio con tavoli e ornato da piante dove gli impiegati si ritrovano per chiacchierare e pranzare.

Sebbene non sia un’attrazione turistica, il Citigroup Center resta uno dei grattacieli più famosi di Manhattan e non solo per le sue peculiarità architettoniche ma anche per la sua storia incredibile, che sembra quasi la sceneggiatura di un film, che si potrebbe tranquillamente intitolare “il grattacielo che sarebbe dovuto crollare su Manhattan”: è così che si può riassumere la storia del Citigroup Center, perché questo edificio ha rischiato davvero di crollare, rischiando un effetto domino sui palazzi circostanti della Midtown che avrebbe causato ingenti danni e numerose vittime. Per fortuna oggi si può raccontare di una storia a lieto fine, grazie soprattutto all’intervento di una giovane studentessa.

La costruzione del Citigroup Center

Il progetto è opera dell’architetto Hugh Stubbins e dell’ingegnere William LeMessurier, che per realizzare l’edificio hanno dovuto affrontare non poche difficoltà.

Una fra tutte è la presenza di un’antica chiesa gotica sul terreno in cui doveva sorgere il Citigroup Center, esattamente su uno dei quattro angoli dell’edificio. La chiesa vendette il terreno ma non volle cambiare location, perciò impose agli architetti l’obbligo di ricostruire il luogo di culto sullo stesso angolo, ma senza che la chiesa venisse in alcun modo legata all’edificio e che neanche una colonna passasse attraverso l’edificio. Il problema dunque rimase perché per rispettare questo patto la struttura venne sollevata di 35 metri ma uno dei quattro pilastri, che dovevano essere posti ai quattro angoli dell’edificio per poterne sorreggere il peso, doveva essere posto proprio nel punto in cui sorgeva la nuova chiesa.

Questo costrinse architetto e ingegneri a studiare un’alternativa, spostando le colonne nel centro di ogni lato del grattacielo ed escogitando un sistema di travi a “V” che avrebbero scaricato il peso del grattacielo verso i pilastri.
Un altro fattore da considerare era il vento, a cui devono fare attenzione tutti i grattacieli, ma il Citigroup in particolar modo, considerata la sua struttura. Il sistema di travi a “V” ideata da LeMessurier rendeva infatti l’edificio molto leggero, rendendo molto probabile un oscillamento in caso di venti forti. Questo problema è stato ovviato con l’installazione di un mass damper, ovvero un assorbitore armonico che impedisce danni e cedimenti strutturali causati dalle vibrazioni.  Si trattava di una vera innovazione per l’epoca e il Citigroup Center è stato uno dei primi grattacieli al mondo ad installare questo sistema. 

Il grattacielo che sarebbe potuto crollare

Tuttavia, sebbene il rischio causato dal vento era stato considerato, l’analisi da parte dell’ingegnere non era completa: LeMessurier aveva infatti verificato la resistenza dell’edificio ai venti che lo colpiscono direttamente sulle facciate, come richiedono le regole edilizie di New York, senza prendere in considerazione i venti che colpiscono gli angoli dello stesso edificio, poiché normalmente tutte le strutture sono più resistenti negli angoli. Ma il Citigroup Center non era un edificio come gli altri e di questo se n’è accorta una studentessa di ingegneria, Diane Hartley che durante la stesura della sua tesi incentrata sul Citigroup Center si è resa conto che i calcoli non tornavano e così contattò LeMessurier per chiedere informazioni in merito.

LeMessurier decide allora di rifare tutti i calcoli di resistenza dell’edificio e scoprì che, sebbene i suoi fossero corretti, la studentessa aveva ragione e in caso di venti diagonali molto forti, ad esempio in caso di un uragano, l’edificio sarebbe persino potuto crollare.  L’ingegnere si mette dunque a verificare le statistiche e scopre che, in media, si verificano venti di tale potenza ogni sedici anni; ma siamo nel giugno del 1978, proprio all’inizio della stagione degli uragani.

Informati i vertici del Citigroup era dunque necessario intervenire in fretta: venne dunque messo insieme un team che lavorò di notte per rinforzare la struttura, mentre le previsioni meteo venivano costantemente controllate e fu elaborato un piano di evacuazione della struttura e del quartiere in collaborazione con gli organi di soccorso della città in caso di emergenza. Un piano che non venne mai messo in atto perché per fortuna l‘uragano Ella, che si stava avvicinando a New York proprio in quel periodo, cambiò direzione e non colpì mai la città.

I lavori durarono per 3 mesi durante i quali tutto questo non venne mai rivelato al pubblico, ma data l’enormità dell’opera su un edificio inaugurato solo pochi mesi prima un giornalista ebbe dei sospetti e cominciò a fare delle domande all’azienda. LeMessurier fu “salvato” da uno sciopero dei giornalisti che durò diverse settimane e al termine del quale nessuno si curò più del Citigroup Center.

Questa storia venne alla luce solo 20 anni dopo, accompagnata da tante critiche verso LeMessurier. Tuttavia il Citigroup Center è ancora lì, nel mezzo di Midtown Manhattan e ha resistito senza un graffio ai fenomeni atmosferici che hanno colpito la città nel corso di questi anni.

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Informazioni e mappa

Nome: Citigroup Center

Nelle vicinanze:

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ess-a-bagel-18A 257 metri
Food truck di Uncle Gussy.A 272 metri
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L'interno del negozio Hammacher Schlemmer, con molti oggetti particolari.A 310 metri
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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Mi piace viaggiare, in particolare in Asia e non solo, e scoprire cibi, posti e culture.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
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