Prostituzione a New York

Se aveste passeggiato a Times Square negli anni ’70 vi sareste trovati di fronte a scene totalmente differenti da quelli odierne: quella che oggi è una piazza scintillante in versione Disneyland, con famiglie, artisti di strada, ragazzi travestiti da personaggi dei cartoni e supereroi, un tempo era il quartiere a luci rosse della città, regno di altre “principesse”, quelle della notte.  Ma tornando indietro nel tempo fino al 1800 la situazione non era di certo migliore: nel 1840 la Grande Mela era la “capitale” americana della prostituzione. Nonostante appaia per certi versi come una metropoli permissiva e libertina, a New York la prostituzione è sempre stata illegale e a nulla sono servite le leggi e le campagne per cancellare la più antica professione del mondo che ha solo cambiato volto e location nel corso del tempo.

La storia della prostituzione a New York

Il boom demografico ed economico registrato a New York attorno al 1820 ha portato la città a diventare l’epicentro della vita mondana americana: teatri, hotel e attività hanno cominciato a prosperare. Di pari passo iniziarono a proliferare anche le case chiuse, che nascevano vicino agli hotel, ai porti, ai saloon e accanto ai luoghi più frequentati da uomini d’affari, mercanti e marinai. Tante erano anche le ragazze che lavoravano nelle strade, in scarse condizioni di igiene e senza alcun tipo di sicurezza. Il caso dell’omicidio della cortigiana Henel Jewett nel 1836 riscosse un grande clamore mediatico, ma questo non ebbe alcuna ripercussione sul mondo della prostituzione: attorno al 1840 a New York c’erano tra le 3mila le 10mila prostitute e il numero aumentò di anno in anno.

Anche all’epoca c’erano diverse forme di prostituzione: accanto a quelle che oggi chiameremmo escort di lusso, che frequentavano l’alta società e accalappiavano i clienti nelle feste e nelle serate a teatro, c’erano le prostitute di “serie B” che invece lavoravano per la proprietaria di una casa chiusa o in strada.

La loro “carriera” durava molto poco, solitamente fino ai 30 anni quando molte decidevano poi di dedicarsi ad una vita più normale, sposarsi e mettere su famiglia. Ma nel periodo della guerra di secessione si registrò anche il fenomeno contrario: le mogli di tanti soldati cominciarono a lavorare come prostitute per sfamare i figli e molte di loro si trasferirono a New York temporaneamente da altre città proprio per avere maggiori opportunità di guadagno.

Le proprietarie dei bordelli, i protettori e le prostitute stesse guadagnavano bene, ma non erano solo loro a ricavare dei profitti da questa professione. Ai gestori di locande e hotel non dispiaceva avere nelle vicinanze un bordello, al contrario: questo aumentava i guadagni e spesso erano proprio i dipendenti delle strutture alberghiere a procurare le donne ai ricchi uomini d’affari. Tutto questo avveniva sotto gli occhi della polizia, che nella maggior parte dei casi faceva finta di non vedere o era persino complice in cambio di soldi. I lati negativi sono purtroppo noti: molte furono le donne che trascorsero giorni o mesi in cella per essersi ribellate a violenze, rapine e soprusi che erano, come potrete immaginare, all’ordine del giorno. Sorprendentemente erano tante anche le donne che denunciavano ma, come accade oggi, spesso le denunce restavano inascoltate seppur con le prove evidenti di violenze subite.

La prostituzione era, anche allora, un fenomeno che tutti conoscevano e che, nonostante fosse illegale, non veniva affatto nascosto, anzi, era addirittura pubblicizzato:  alcuni giornali venduti quotidianamente negli stand come “Whip and Satirist of New York and Brooklyn”, “Libertine” e “Flash” avevano delle sezioni dedicate proprio alle case chiuse, con gli indirizzi di quelle migliori della città, le recensioni sulle donne che ci lavoravano e la descrizione dei servizi. Un po’ un “Tripadvisor” o una guida della prostituzione di New York.

La prostituzione oggi a New York

Quando negli anni ’80 si è cominciato a “ripulire” Times Square, le prostitute si sono spostate nella zona di Chelsea e del Meatpacking District, fino a che anche queste zone sono diventate tra le più trendy della città.

Poi con l’arrivo di internet, la prostituzione si è modificata: le “signore della notte” oggi sono imprenditrici che risiedono nei quartieri eleganti di New York, ricevono nel loro appartamento e gestiscono l’attività in proprio, scegliendo le proprie tariffe e i clienti. Tutto avviene praticamente online, attraverso annunci su siti come Craigslist, dove oltre a lavoro e appartamenti in affitto, si trova anche “compagnia a pagamento”. Più dell’80% delle escort di New York ha anche una propria pagina facebook per sponsorizzare la propria attività. Questo ha reso la più antica professione del mondo meno pericolosa, anche se non priva di rischi.

Oggi a Manhattan le prostitute in strada sono sparite, ma se ci si sposta un po’ si scopre che le lucciole esistono ancora e si sono trasferite dalle vie eleganti del centro a zone periferiche come il Bronx, Brooklyn e il Queens, in particolare nei quartieri di Brownville, Jackson Heights, Corona e East Elmhurst. Naturalmente non mancano club esclusivi, con spettacoli di strip-tease e altri servizi normalmente destinati a clienti ricchi e facoltosi.

Come viene punita la prostituzione?

Negli ultimi anni ci sono stati vari dibattiti sul tema della prostituzione con una forte divisione dell’opinione pubblica: c’è chi infatti vuole legalizzare il mestiere di escort per consentire alle donne che lo fanno in maniera autonoma di essere riconosciute come lavoratrici e pagare le tasse, ma c’è chi invece continua a condannare la prostituzione, che ad oggi resta illegale non solo a New York ma in tutti gli Stati Uniti.

A New York la legge prevede una multa di 500 dollari e una detenzione fino a 3 mesi per la prostituta, mentre il cliente rischia una multa di 1.000 dollari e una condanna fino ad un anno. Molto più severe sono le pene in caso di prostitute minorenni o, peggio ancora, bimbe di età inferiore ai 14 anni.

Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Mi piace viaggiare, in particolare in Asia e non solo, e scoprire cibi, posti e culture.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).