Nakagin Capsule Tower
C’è un edificio che per decenni ha rappresentato l’anima visionaria di Tokyo, e che oggi non esiste più. La Nakagin Capsule Tower, demolita nel 2022, era una delle opere più affascinanti e incomprese dell’architettura moderna. Situata nel quartiere di Shimbashi, a due passi da Ginza, questa torre di capsule è stata per anni una calamita per fotografi, architetti e curiosi. Nonostante le sue dimensioni modeste, ha incarnato una rivoluzione concettuale: quella di un’architettura modulare, mutevole, quasi vivente. Oggi resta nella memoria come un simbolo di un Giappone che sognava il futuro, ma che non sempre è riuscito a conservarlo.
Indice
- Un’idea nata per cambiare il mondo
- Esterni e materiali: la poesia dell’acciaio
- Dentro una capsula del futuro
- L’esperienza di vederla dal vivo
- L’uomo dietro il mito: Kisho Kurokawa
- Una perdita che pesa su Tokyo
- Dove si trovava e cosa resta oggi
- Una riflessione personale
- Informazioni utili
- Video: Nakagin Capsule Tower
Un’idea nata per cambiare il mondo
La Nakagin Capsule Tower è stata progettata dall’architetto Kisho Kurokawa, uno dei fondatori del movimento Metabolista, negli anni in cui il Giappone usciva dalla guerra e cercava un’identità moderna. Costruita nel 1972, la torre nasceva da un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: creare un edificio che potesse crescere e cambiare nel tempo, sostituendo le singole unità abitative come se fossero pezzi di un organismo vivente. Ogni capsula era un modulo indipendente, collegato al nucleo centrale tramite bulloni. In teoria, poteva essere rimossa, sostituita o spostata altrove. Era una visione di architettura flessibile, adattabile ai ritmi della società moderna e alle esigenze dei singoli.
Kurokawa immaginava un futuro in cui gli edifici non sarebbero stati permanenti, ma sistemi biologici, capaci di rigenerarsi. In un Giappone in piena crescita economica, la Nakagin era la risposta a una domanda urgente: come costruire città che potessero cambiare con la stessa rapidità della vita urbana?
Esterni e materiali: la poesia dell’acciaio
Vista da fuori, la torre sembrava un assemblaggio di lavatrici impilate. Un blocco centrale in cemento armato sosteneva 140 capsule bianche con una finestra rotonda, disposte in modo apparentemente casuale. Quelle finestre, oggi leggendarie, ricordavano un oblò: davano alle capsule un’anima quasi spaziale, come se l’edificio fosse pronto a decollare.
Le superfici erano in acciaio rivestito da pannelli smaltati, scelti per resistere all’inquinamento e al tempo. Ma con gli anni, Tokyo è cambiata più in fretta di quanto Kurokawa potesse immaginare. Le capsule non furono mai sostituite, e i materiali iniziarono a deteriorarsi. Eppure, proprio quel contrasto tra decadenza e avanguardia ha reso la Nakagin uno dei soggetti più amati dai fotografi di tutto il mondo.
Dentro una capsula del futuro
Entrare in una capsula della Nakagin era come salire su un’astronave. Lo spazio, di appena 10 metri quadrati, era organizzato con una precisione quasi giapponese. C’era un letto pieghevole, una scrivania, una radio incorporata e un bagno prefabbricato simile a quello di un aereo. Tutto era pensato per un abitante temporaneo, un business man o un artista di passaggio. L’arredamento originale, firmato da marchi come Panasonic, raccontava un’idea di lusso funzionale, un equilibrio perfetto tra design e tecnologia.
La luce entrava solo dall’oblò, creando un’atmosfera sospesa, quasi onirica. Alcuni abitanti raccontavano di sentire la città pulsare intorno, come se si vivesse dentro un organismo meccanico. Ogni capsula era un piccolo universo, un frammento di futuro incastonato nel cuore di Tokyo.
L’esperienza di vederla dal vivo
Fino alla sua demolizione, la Nakagin era uno di quei luoghi che colpiscono più per la sensazione che per la forma. Passeggiando sotto le sue capsule arrugginite, si aveva la sensazione di trovarsi davanti a un sogno dimenticato. Ogni finestra raccontava una storia diversa: alcune capsule erano abitate, altre abbandonate da decenni. C’era chi esponeva piante, chi libri o poster vintage: un caos poetico che contrastava con l’ordine della Tokyo moderna.
Ricordo la prima volta che ci sono passato davanti: era tardo pomeriggio, e le capsule bianche riflettevano la luce calda del tramonto. Attorno, grattacieli di vetro e acciaio. La Nakagin sembrava resistere eroicamente al tempo, come un relitto del futuro che non si era mai avverato.
L’uomo dietro il mito: Kisho Kurokawa
Kurokawa non era solo un architetto, ma un filosofo dell’architettura. Nelle sue opere, come il Museo d’Arte Moderna di Nagoya o il Kuala Lumpur International Airport, ritroviamo lo stesso principio di modularità e simbiosi. Credeva che la città fosse un organismo in continua evoluzione e che l’uomo dovesse adattarsi a questo flusso. La Nakagin era la sua dichiarazione più audace: un esperimento di vita urbana sostenibile, anche se realizzato in un’epoca in cui il concetto di sostenibilità era ancora lontano.
Il movimento Metabolista, di cui Kurokawa fu tra i fondatori, nacque proprio da questa idea: gli edifici come cellule di una città vivente, in continua rigenerazione. È un pensiero che oggi, nell’era dell’architettura modulare e del riciclo, appare incredibilmente attuale.
Una perdita che pesa su Tokyo
Nel 2022 la Nakagin Capsule Tower è stata demolita, dopo anni di dibattiti. Le capsule erano troppo deteriorate e i costi di restauro troppo elevati. Molti giapponesi e appassionati di architettura nel mondo hanno vissuto quella demolizione come una ferita culturale. Alcune capsule, tuttavia, sono state salvate e restaurate da musei e collezionisti: oggi se ne possono ammirare alcune al 21_21 Design Sight e in mostre dedicate al design giapponese contemporaneo.
La sua scomparsa ha aperto un dibattito importante: quanto vale il futuro che abbiamo immaginato, quando non siamo stati capaci di conservarlo? La Nakagin era un’utopia realizzata, fragile e visionaria, che Tokyo non è riuscita a difendere.
Dove si trovava e cosa resta oggi
La torre sorgeva nel quartiere di Shimbashi, tra la Stazione di Shiodome e quella di Ginza. Oggi l’area è occupata da un parcheggio e da cantieri, ma passando di lì si può ancora immaginare il suo profilo unico. Se vi trovate a Tokyo e siete appassionati di architettura, vi consiglio di fare comunque una passeggiata nella zona di Ginza–Shimbashi: tra edifici di vetro e luci al neon, ogni tanto spunta ancora un frammento di quel Giappone che sognava il futuro. Portate con voi una foto della Nakagin, e provate a immaginarla lì, incastrata tra i grattacieli.
Una riflessione personale
La Nakagin Capsule Tower non era solo un edificio, era un’idea di libertà. La libertà di reinventare lo spazio, di immaginare una città diversa, dove ogni persona potesse avere il proprio piccolo universo indipendente. Oggi, quando guardo le foto di Tokyo, mi manca quel tocco di follia poetica che Kurokawa aveva saputo portare nel cemento. Vi consiglio di cercare immagini o di visitare una delle capsule rimaste: vi farà capire quanto il Giappone, pur essendo un paese proiettato nel futuro, sappia essere profondamente nostalgico.
La Nakagin era un sogno concreto, un futuro costruito e poi demolito. Ma forse, proprio per questo, continua a vivere più forte che mai nella memoria di chi ama l’architettura e le visioni che sfidano il tempo.
Informazioni utili
Costruito nel: 1972
Video: Nakagin Capsule Tower

Autore
Marco Togni
Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 20 anni fa. Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi. Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).
