Ellis Island e il suo Museo

Ellis Island per molti immigrati rappresentava un ultimo ostacolo da superare per poter realizzare il sogno americano e ricominciare una nuova vita. Sulle coste di questo fazzoletto di terra a pochi chilometri da New York attraccavano le navi cariche di volti speranzosi di donne e uomini che avevano lasciato la loro patria e le famiglie per intraprendere un lungo viaggio in cerca di fortuna.

Più di 12 milioni di persone sono passate da Ellis Island, a partire dalla quindicenne irlandese Annie Moore che nel 1892 fu la prima immigrata a superare i controlli di Ellis Island e ad essere ammessa in America; questo intreccio infinito di storie e di vite è dettagliatamente raccontato all’interno del museo dell’isola, ma non sempre però si è trattato di storie a lieto fine: i malati o coloro che per altri motivi non erano desiderati in America non raggiunsero mai le coste di New York e venivano rispediti in patria, mentre altri, i cosiddetti “marchiati” venivano trattenuti sull’isola per controlli più approfonditi. I “rifiutati” rappresentavano una piccola percentuale, circa il 20% del totale degli immigrati che nei primi anni del 1900 raggiunsero numeri esorbitanti (da 5.000 a 10.000 persone al giorno) tanto che poi furono introdotte alcune leggi per limitare il numero e le quote di persone ammesse per ciascun paese; ad oggi si stima che quasi la metà della popolazione attuale degli Stati Uniti abbia almeno un antenato registrato negli archivi del museo di Ellis Island, che sono considerati ormai un grande albero genealogico dell’intera nazione. Il nome dell’isola deriva dal mercante newyorchese Samuel Ellis che fu proprietario di questa terra prima di venderla al governo americano, ma il nome originario, datole dai nativi americani, era Gull Island (Isola dei Gabbiani) che fu poi trasformato in Oyster Island  (Isola delle Ostriche) in seguito alla nascita di un allevamento di questi  molluschi. Ellis Island fu utilizzata come centro di smistamento e ufficio immigrazione fino al 1954, anno in cui gli edifici vennero chiusi e caddero in rovina per un lungo periodo; negli ultimi anni di attività l’isola divenne anche un centro di detenzione temporaneo per dissidenti e delinquenti che dovevano essere rimpatriati. Solo intorno agli anni ’90  si decise di avviare una grande opera di restauro degli edifici di Ellis Island che venne poi aperta al pubblico diventando una delle attrazioni più visitate di New York.

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Informazioni e mappa

Nome: Ellis Island

Nelle vicinanze:

Il Museum of Jewish Heritage.A 1922 metri
L'interno dello Skyscraper Museum.A 1980 metri
Il Battery Park di New York.A 2009 metri
five-guys-burger-8A 2065 metri
Persone si divertono sulla giostra Seaglass Carousel.A 2106 metri
La Governors Island.A 2276 metri

Il Museo dell’Immigrazione

Situata a breve distanza dalla Statua della Libertà, Ellis Island è ormai una tappa obbligatoria per i turisti e sono tante le compagnie che effettuano crociere combinate con visita alle due attrazioni. Vale la pena visitare il toccante e interessante Ellis Island Museum of Immigration per  ripercorrere la storia dell’immigrazione attraverso documenti, fotografie, oggetti personali appartenuti agli immigrati e le pagine dei loro diari che permettono ai visitatori di rivivere tutte le loro emozioni, le paure e le gioie. Si tratta di un luogo storico molto importante perché racconta e spiega la nascita di quella società multiculturale che caratterizza l’America, ma è anche un museo, oggi più che mai, attuale.
Il museo occupa l’edificio principale dell’isola e al primo piano, dove si trovava la biglietteria, è allestita la mostra permanente “Peopling of America Center”, che narra la storia dell’immigrazione in America dai primi nativi americani all’epoca coloniale fino ad oggi attraverso racconti, documentari, immagini e attrazioni interattive; qui è possibile visionare il documentario di 30 minuti “Island of Hope, Island of Tears” che viene proiettato ripetutamente durante il giorno e che mostra il “calvario” degli immigrati, il cui destino veniva deciso nel giro di alcune ore ed è per questo che Ellis Island, oltre ad essere un’isola simbolo di speranza, viene anche chiamata isola delle lacrime: i pochi a cui veniva vietato l’ingresso, pur di non tornare indietro, preferivano togliersi la vita o tuffarsi nelle acque del fiume Hudson nel disperato tentativo di raggiungere New York a nuoto e rischiando così di annegare. Ma la sezione “Peopling of America Center” non tocca solo il tema dell’immigrazione americana: il World Migration Globe collocato nell’antica stanza dei bagagli ci illustra l’evoluzione dei flussi migratori nel mondo su un enorme globo illuminato. Grazie a dati e documenti è possibile ottenere un profilo generale degli immigrati e capire chi erano, da quali paesi provenivano e qual era il motivo che li aveva spinti ad andarsene; tra i nomi di coloro che sono passati per Ellis Island si riconoscono anche personaggi già famosi all’epoca, come Sigmund Freud e Carl Jung e altri che invece avrebbero conquistato il successo proprio in America, come Charlie Chaplin e l’attrice di origini francesi Claudette Colbert. Durante  la visita è possibile entrare nelle sale in cui venivano effettuati i controlli medici e infine nella Sala dei Registri in cui si tenevano i colloqui e gli addetti registravano il nome, la provenienza, la professione e tutti i dettagli di ciascun immigrato; tutti i colloqui venivano registrati e nella  Oral History Library, al terzo piano del museo, è possibile ascoltare le registrazioni o leggere le trascrizioni su carta. Una parte dell’edificio è occupata dalle stanze in cui dormivano gli immigrati che erano costretti a rimanere per qualche tempo ad Ellis Island: qui è possibile ammirare una serie di oggetti personali.
All’American Family Immigration History Center è possibile consultare un database che conserva tutti i dati dei passeggeri delle navi perciò chi vuole può provare a cercare i propri antenati facendo una ricerca per paese di origine, anno di arrivo, cognome, ecc.; si tratta di un database accessibile gratuitamente anche online sul sito del museo. I nomi di oltre 700 mila immigrati sono incisi anche sul Wall of Honor, situato all’esterno, un grande monumento dedicato ai tanti immigrati e al di là del quale si può ammirare lo skyline della Lower Manhattan: è un ottimo punto per scattare delle foto.

Molto emozionante è anche la American Flag of Faces, una mostra interattiva digitale visibile anche online realizzata grazie alle persone e alle famiglie che nel corso degli anni hanno caricato le foto dei propri antenati e dei loro discendenti dando vita ad un viaggio generazionale raffigurato con un “mosaico di volti”.

Informazioni generali per la visita

I traghetti partono dal molo di Battery Park tutti i giorni dalle 8:30 ogni 40 minuti fino alle 17.00 circa in estate. I biglietti costano 13 dollari per gli adulti, 10 dollari per gli over 62 e 5 dollari per i bambini e i ragazzi tra i 4 e i 12 anni.

È bene presentarsi al molo molto presto perché ci potrebbe essere una lunga attesa in particolare in alta stagione a causa dei rigorosi controlli di sicurezza prima di imbarcarsi.

L’ingresso all’isola e al museo è compreso nel biglietto del traghetto o nel City Pass. All’ingresso del museo è possibile prendere un’audioguida multilingue, di cui è disponibile una versione anche per bambini; in alternativa vengono effettuati anche dei tour guidati.

Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Mi piace viaggiare, in particolare in Asia e non solo, e scoprire cibi, posti e culture.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
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