Visto in Giappone

Quando si sogna di trasferirsi in Giappone, la prima cosa che si scontra con l’entusiasmo è sempre una: il visto. E no, non è come andare in vacanza. Vivere in Giappone legalmente richiede dei requisiti ben precisi, e ottenere il visto giusto può essere facile o estremamente complicato, a seconda della vostra situazione. In questo articolo vi spiego tutto quello che serve sapere se volete davvero vivere in Giappone: quali tipi di visto esistono, cosa richiedono, quali sono più accessibili e quali invece richiedono molta pazienza. Non vi darò solo l’elenco dei documenti, ma anche consigli pratici basati su esperienze reali, problemi che potreste incontrare e scelte più furbe da fare. Così potete iniziare a pianificare davvero.

Indice


Tipi di visto per vivere in Giappone

Il Giappone non ha un solo visto “per vivere”, ma una serie di visti che permettono la residenza a lungo termine. Ecco i principali:

  • Visto lavorativo Per chi trova un impiego in Giappone in settori qualificati come informatica, lingue, finanza, marketing, design, ecc. \
  • Visto studentesco Per chi si iscrive a scuole di lingua, università o college specializzati e vuole vivere in Giappone mentre studia. \
  • Visto per coniuge di cittadino giapponese Dedicato a chi è legalmente sposato con un cittadino giapponese, con ampia libertà lavorativa e possibilità di ottenere il visto permanente in tempi brevi. \
  • Visto per familiari a carico (ricongiungimento familiare) Per i familiari (soprattutto coniugi e figli) di stranieri che vivono legalmente in Giappone con un visto di lungo periodo. Ha molte più restrizioni rispetto al visto da coniuge giapponese. \
  • Visto working holiday Disponibile solo per alcune nazionalità (tra cui l’Italia), permette di vivere e lavorare in Giappone per un anno, senza sponsor. \
  • Visto self-sponsored Per freelance o lavoratori autonomi con clienti in Giappone, in grado di dimostrare reddito stabile. Più raro, ma possibile con una buona preparazione. \
  • Visto permanente Non si ottiene subito: è un traguardo che richiede anni di residenza regolare, un buon reddito e una condotta impeccabile.

Ce ne sono anche altri, questi come dicevo sono solo i principali. Ognuno ha requisiti diversi, durate diverse e vantaggi/svantaggi ben precisi.

Visto lavorativo per il Giappone

Trovare un lavoro in Giappone è una delle strade più comuni per trasferirsi. Ma va subito detto che non esiste un solo “visto lavorativo”: ci sono diversi tipi di visto, e cambiano in base al tipo di lavoro che andrete a fare.

Se lavorate in azienda – ad esempio nel campo del marketing, della traduzione, della programmazione, del design o dell’insegnamento delle lingue – allora vi serve un visto per lavoratori qualificati. In questi casi di solito serve una laurea, oppure almeno 10 anni di esperienza documentabile nel settore. È il tipo di visto che usano molti stranieri impiegati in ruoli “da ufficio”.

Ma se invece volete lavorare come cameriere, in cucina, nell’agricoltura, negli onsen o nell’assistenza agli anziani, esiste un altro visto apposito: si chiama Specified Skilled Worker (Tokutei Ginō). Non serve una laurea, ma dovete superare un esame tecnico e un test di lingua giapponese di base (livello N4, che è abbastanza facile). È il tipo di visto che viene usato da tantissimi lavoratori stranieri, soprattutto da paesi asiatici.

Ogni categoria ha regole e limiti diversi, e non potete venire con un visto lavorativo generico e poi cercare qualsiasi lavoro: deve essere già tutto definito prima.

Una volta trovata un’azienda disposta ad assumervi, sarà lei a richiedere per voi il Certificate of Eligibility (CoE), un documento necessario per ottenere il visto vero e proprio. Una volta ottenuto, farete domanda presso l’ambasciata giapponese nel vostro Paese.

Il visto lavorativo dura in genere 1, 3 o 5 anni, ed è rinnovabile se mantenete lo stesso tipo di impiego o ne trovate un altro simile. Se invece perdete il lavoro, potete restare in Giappone fino a 3 mesi per trovarne un altro, ma dovete avvisare subito l’immigrazione.

Visto studentesco in Giappone

Un’altra via abbastanza accessibile è il visto da studente. Potete ottenerlo iscrivendovi a:

  • Scuole di lingua giapponese
  • Università
  • College specializzati (senmon gakko)

Le scuole di lingua sono spesso la scelta di chi vuole iniziare a capire il Paese, imparare il giapponese e poi cercare un lavoro.

Il visto da studente non permette di lavorare full-time, ma potete richiedere un permesso per lavorare fino a 28 ore a settimana. Sembra poco, ma per molti è abbastanza per mantenersi almeno in parte, soprattutto se fate lavori in ristoranti, convenience store, o come insegnanti di lingua.

Il problema maggiore è che serve dimostrare di avere fondi sufficienti (almeno 1-1.5 milioni di yen) per sostenervi durante il periodo di studio. Tutti trovano lavoro, ma chiaramente trovare lavoro non è garantito al 100% per cui viene richiesto di dimostrare di avere fondi sufficienti.

Visto per coniuge giapponese

Se vi sposate con una persona giapponese, potete richiedere il visto per coniuge di cittadino giapponese, ed è probabilmente il visto più semplice da ottenere sulla carta… ma anche uno dei più difficili da mantenere nel lungo periodo. Perché? Perché non si tratta di un documento legato a un’azienda o a una scuola: è legato a una relazione reale, a un matrimonio che deve funzionare davvero. E far andare bene un matrimonio per tanti anni, soprattutto in un Paese straniero e con differenze culturali, non è sempre scontato.

Dal punto di vista pratico, questo visto ha numerosi vantaggi:

  • Massima libertà lavorativa: potete fare qualsiasi tipo di lavoro, in qualsiasi settore, anche cambiare tipo di attività ogni mese, se volete.
  • Non servono né lauree né sponsor aziendali: è uno dei pochissimi visti che non richiede titoli di studio, né esperienze lavorative né un datore di lavoro disposto a sponsorizzarvi.
  • Validità fino a 5 anni, e si rinnova facilmente se il matrimonio continua.
  • Potete fare richiesta per il visto permanente in tempi rapidi in alcuni casi.

Ma ovviamente non basta sposarsi e presentare il certificato. Le autorità giapponesi verificano attentamente la genuinità della relazione, soprattutto nei primi anni. Vi verrà chiesto di presentare:

  • Foto insieme, anche con le famiglie
  • Cronologia dei messaggi
  • Documenti firmati da entrambi
  • Prove di convivenza e interazione quotidiana

E sì: se pensate di fare un matrimonio “farlocco” per ottenere il visto, lasciate perdere subito. Ci sono controlli, colloqui, richieste dettagliate. Se il matrimonio non è reale, se vivete separati o avete versioni contraddittorie, rischiate il rifiuto del visto o addirittura l’espulsione.

Conosco personalmente casi in cui l’immigrazione ha convocato separatamente marito e moglie per fare domande anche molto intime e specifiche, e se qualcosa non torna… la richiesta salta.

Detto questo, se la relazione è autentica, il visto da coniuge è una delle strade più solide e flessibili per vivere in Giappone a lungo termine. Potete costruirvi una vita completa, lavorare in libertà e puntare al visto permanente senza passare per mille passaggi burocratici.

Ma come dicevo prima: è un visto che si basa su qualcosa di molto più delicato di un contratto di lavoro. Si basa sull’amore, sulla fiducia e sulla continuità della relazione. Se il matrimonio finisce, il visto decade. E allora bisogna passare rapidamente a un altro tipo di visto… se si può.

Working holiday visa Giappone

Se avete meno di 30 anni e siete cittadini di uno dei Paesi che hanno l’accordo (tra cui l’Italia), potete accedere al working holiday visa: è uno dei modi più facili per vivere in Giappone per un anno.

Non serve sponsor, non serve CoE, potete lavorare legalmente part-time o full-time, viaggiare, studiare il giapponese… è la formula più flessibile per chi vuole provare a vivere in Giappone senza troppi vincoli.

È valido solo una volta nella vita, non si può rinnovare, e va richiesto direttamente presso l’ambasciata giapponese in Italia.

Vi consiglio di sfruttarlo se avete ancora l’età giusta: è una porta d’ingresso perfetta per poi cercare lavoro e passare a un visto lavorativo.

Visto per chi ha familiari in Giappone

Esiste un visto per chi ha parenti stretti residenti in Giappone, come figli o genitori, ma non è automatico: serve dimostrare una vera dipendenza economica.

Il caso più comune è quello del visto per familiari a carico (Dependant), usato dai figli o coniugi di stranieri che lavorano o studiano in Giappone. Permette di vivere insieme, ma con restrizioni sul lavoro.

Molto più difficile è sponsorizzare un genitore anziano: si può fare solo in casi eccezionali, dimostrando che non può vivere da solo nel Paese d’origine e che chi vive in Giappone può mantenerlo. Per esempio se vivete in Giappone e vostra madre in Italia ha 70 e vorrebbe vivere con voi in Giappone, può farlo solo davvero non potrebbe vivere da sola in Italia.

Il legame di sangue da solo non basta: serve una motivazione concreta, ben documentata.

Visto per lavoratori autonomi

Non esistono scorciatoie. Se volete vivere in Giappone lavorando da freelance o gestendo una vostra attività, sappiate che non c’è un “visto per freelance” ufficiale, né formule magiche. Esistono però tre vie reali e legali che vi permettono di lavorare da autonomi, ma richiedono impegno, preparazione e competenze vere. Non basta “volerci provare”: dovete avere contratti, capitali, clienti o un portfolio concreto.

Ecco le tre strade principali.

Visto con cliente sponsor

Questa è la soluzione più accessibile per molti freelance. Serve avere almeno un cliente o azienda giapponese disposta a firmare come sponsor principale. Non è necessario essere assunti full-time: basta un contratto continuativo, e poi potete richiedere il permesso per svolgere altre attività, così da lavorare con più clienti.

Di solito serve dimostrare un reddito stabile, almeno 200.000-250.000 yen al mese, e presentare contratti, dichiarazioni fiscali e altri documenti. È una soluzione flessibile, ma ci vuole un minimo di struttura e supporto da parte del cliente principale.

Visto per aprire un’attività

Se volete aprire un’attività vostra in Giappone, questa è l’unica via. Serve costituire una società (KK o GK), firmare un contratto d’affitto per un ufficio (non casa), e investire almeno 5 milioni di yen come capitale iniziale. Solo dopo aver fatto tutto questo potrete richiedere il visto Business Manager, che ha una durata iniziale di 1 anno (o anche solo 4 mesi nella versione “startup”).

È una procedura lunga e impegnativa: serve un business plan credibile, contratti o ordini da parte dei clienti e tutta la burocrazia per avviare legalmente un’attività in Giappone. Ma è l’unico visto che vi permette di sponsorizzarvi da soli senza un’azienda terza.

Visto per artisti

Se lavorate nel mondo creativo – come illustratori, attori, musicisti, registi, scrittori, pittori… – esiste il visto Artist, pensato per chi svolge attività artistiche senza essere impiegato da un’azienda. Per ottenerlo serve dimostrare di avere un reddito stabile (almeno 200.000 yen al mese) solo da attività artistiche, con contratti, fatture, rassegna stampa, mostre, pubblicazioni o altri elementi che dimostrino che la vostra arte è professionale e riconosciuta.

È un visto difficile da ottenere senza un curriculum solido, ma è perfetto per chi vive davvero di arte e ha già clienti o visibilità.

Visto permanente

Il visto permanente è il traguardo finale per chi vuole restare a lungo in Giappone senza dover rinnovare il proprio status ogni pochi anni. Non vi dà la cittadinanza, ma quasi: potete cambiare lavoro liberamente, non avete più limiti su dove vivere o che attività svolgere, e diventa tutto molto più semplice anche per le pratiche bancarie, mutui, ecc.

Per ottenerlo servono però requisiti precisi, e non tutti li conoscono:

  • Residenza continuativa in Giappone per almeno 10 anni, di cui 5 con visto lavorativo (oppure anche meno se siete coniugi di cittadini giapponesi).
  • Reddito stabile e sufficiente per vivere senza assistenza pubblica (in genere almeno 3 milioni di yen annui, ma varia).
  • Situazione fiscale completamente in regola.
  • Nessuna violazione della legge o comportamento problematico.
  • Una lettera di garanzia da parte di un cittadino giapponese o altro residente permanente (di solito un amico, collega, ecc.).

Va presentata una documentazione piuttosto ampia, e l’attesa può durare anche un anno o più, ma una volta ottenuto non dovrete più preoccuparvi del visto. Vi consiglio di iniziare a prepararvi con almeno 6 mesi di anticipo.

Ottenere il Certificate of Eligibility (CoE)

Il Certificate of Eligibility, o CoE, è *il vero cuore* della procedura per ottenere un visto a lungo termine per il Giappone. Senza questo documento, in molti casi il visto nemmeno lo potete richiedere. Ma cos’è esattamente?

Il CoE è un certificato che *dimostra ufficialmente* che soddisfate i requisiti per entrare e vivere in Giappone con un determinato tipo di visto. Non lo fate voi direttamente: lo richiede l’ente sponsor giapponese, cioè l’azienda, la scuola, il partner giapponese o chiunque vi stia “portando” in Giappone. Serve come pre-approvazione da parte dell’immigrazione giapponese.

Una volta emesso, il CoE ha validità 3 mesi. Entro quel periodo dovete usarlo per richiedere il visto presso l’ambasciata o consolato giapponese nel vostro Paese. Attenzione: se lo lasciate scadere, dovete rifare tutto da capo.

I tempi per ottenere il CoE variano molto, ma di solito servono 1-3 mesi. Vi consiglio quindi di iniziare tutto il processo con largo anticipo, anche 4-5 mesi prima della data in cui vorreste partire.

Se vi trovate già in Giappone con un altro tipo di visto, potete evitare il CoE per alcuni cambi di status.

Quanto costa il visto per il Giappone

Ci sono costi nascosti che in pochi vi dicono.

Il visto in sé, se richiesto in Italia, per la maggior parte dei casi è gratuito. Ma non fatevi ingannare: ci sono altri costi da considerare. Ad esempio:

  • Traduzioni ufficiali in giapponese di documenti
  • Spese postali (per inviare o ricevere documenti dall’estero)
  • Eventuali certificati da richiedere in Italia
  • Spese per il CoE (a carico dell’ente sponsor, ma indirettamente vi possono toccare)
  • Marche da bollo in Giappone, se fate cambi di status o rinnovi

E poi ci sono le spese per il viaggio all’ambasciata o consolato, l’attesa, e tutto il tempo che vi prendete per preparare la documentazione.

Quindi anche se il timbro sul passaporto magari non costa nulla, il processo può costarvi centinaia di euro in totale. Vi consiglio di prepararvi per tempo, sia con i documenti che con un piccolo fondo per affrontare tutto.

Cambiare tipo di visto in Giappone

Una domanda che ricevo spesso è: “Posso cambiare tipo di visto una volta che sono in Giappone?”. La risposta è , ma ci sono condizioni precise.

Se siete ad esempio in Giappone con un visto da studente, e trovate un lavoro prima della scadenza, potete fare richiesta di cambio status da studente a lavoratore. Lo stesso vale se vi sposate mentre siete in Giappone: potete cambiare da qualsiasi visto a quello da coniuge.

Ma attenzione: il cambio non è automatico. Dovete presentare domanda presso l’immigrazione, portare tutta la documentazione richiesta e aspettare la risposta, che può richiedere 2-6 settimane.

In generale, se sapete già che volete restare a lungo, vi consiglio di iniziare a pianificare il cambio di visto con qualche mese di anticipo, per non trovarvi in mezzo a una scadenza improvvisa.

Errori da evitare

Quando si tratta di ottenere o mantenere un visto giapponese, ci sono alcuni errori che vedo fare di continuo. E alcuni di questi possono rovinarvi tutto, anche se avete fatto tutto “quasi” giusto.

Ecco quelli più gravi:

  • Fornire documenti incompleti o discordanti: ogni dettaglio deve combaciare. Se un indirizzo non corrisponde a quello dichiarato altrove, può essere un problema.
  • Aspettare l’ultimo minuto per fare domanda: molti iniziano il processo con pochi giorni di margine. Ma se serve un documento extra? Se c’è un errore?
  • Non aggiornare l’immigrazione se cambia qualcosa: come cambio di lavoro, indirizzo, o addirittura lo stato civile. In Giappone queste cose vanno comunicate entro 14 giorni.
  • Mentire o esagerare nei documenti: le autorità giapponesi fanno controlli. Vi consiglio di essere sinceri, anche quando pensate che “non noteranno”.
  • Sottovalutare l’importanza del garante o sponsor: se perdete lo sponsor (azienda, coniuge, scuola), perdete il diritto a stare in Giappone. Non aspettate a reagire.

Evitateli con attenzione, perché in certi casi non vi danno una seconda possibilità. Anche una svista può bastare per avere un visto rifiutato o revocato.

Rinnovare o prolungare il visto

Non aspettate l’ultimo giorno per rinnovare il visto. In Giappone dovete fare richiesta di rinnovo almeno 1 mese prima della scadenza, ma vi consiglio di iniziare anche 2 o 3 mesi prima. In questo modo, se manca qualcosa, avete il tempo per sistemare.

Il rinnovo si fa presso l’ufficio immigrazione, portando:

  • Modulo compilato
  • Carta di soggiorno (zairyū card)
  • Passaporto
  • Certificati fiscali e di reddito
  • Contratto di lavoro o iscrizione scolastica

Il rinnovo non è automatico, anche se vivete in Giappone da anni. Se per esempio non avete più un lavoro o la vostra scuola ha chiuso, il rinnovo può essere rifiutato.

Un errore comune è pensare che, avendo un contratto lungo, anche il visto venga dato per tutta la durata. Non è così: il visto può valere anche solo 1 anno, anche se avete un contratto da 5.

E se vi dicono che vi daranno una risposta “entro 2 settimane”, non contateci troppo. A volte ci vogliono anche 5-6 settimane. Intanto, però, potete restare in Giappone anche dopo la scadenza del visto, *ma solo se avete già fatto richiesta di rinnovo*.

Se il visto scade o si perde

Non fatelo mai scadere. Mai. Se restate in Giappone con un visto scaduto, anche di pochi giorni, siete considerati irregolari. E le autorità giapponesi non scherzano.

In casi gravi, si rischia l’arresto, la detenzione e l’espulsione forzata, con divieto di rientro anche per anni. Anche se è “solo una settimana” di ritardo. E no, non basta dire che era un errore: le regole sono rigide.

Se invece perdete il visto (es. la zairyū card), dovete andare subito alla polizia e poi in immigrazione per fare denuncia e richiedere il duplicato. Avete 14 giorni di tempo.

Vi consiglio di:

  • Tenere sempre una copia del visto e del passaporto
  • Non partire mai per viaggi lunghi vicino alla scadenza
  • Impostare un promemoria almeno 3 mesi prima della scadenza

Vi sembrerà una banalità, ma ogni mese qualcuno che conosco finisce nei guai per distrazione. In Giappone, l’immigrazione non perdona.

Cercare lavoro con un visto turistico

Se siete in Giappone da turisti, cercare lavoro è legale, ma lavorare no. È una distinzione fondamentale.

Con il visto turistico non potete lavorare, nemmeno part-time, e non potete iniziare nessuna collaborazione retribuita. Però potete:

  • Partecipare a colloqui
  • Incontrare aziende
  • Fare networking
  • Informarvi su come funziona il mercato del lavoro in Giappone

In sostanza, potete *preparare il terreno*, ma non potete firmare contratti né iniziare a lavorare finché non avete ottenuto un visto adatto.

Se trovate un’azienda disposta ad assumervi, dovrete tornare in Italia, farvi mandare il CoE, e poi rientrare con il visto giusto. Alcuni provano a cambiare tipo di visto direttamente in Giappone, ma non è garantito che l’immigrazione lo accetti, soprattutto se avete già superato metà soggiorno da turista.

E no, non fate i furbi. Se vi scoprono a lavorare con un visto turistico, rischiate l’arresto.

Vi consiglio quindi di usare il soggiorno turistico per capire se il Giappone fa davvero per voi, fare contatti utili e tornare quando avete tutte le carte in regola. Se volete iniziare a lavorare fin da subito, molto meglio farlo con un working holiday visa, oppure con un visto da studente e permesso di lavoro.

“Visto” per turismo

Per andare in Giappone per turismo non è necessario richiedere un visto prima della partenza. Potete rimanere fino ad un massimo di 90 giorni ed è necessario solamente il passaporto.
È necessario però ottenere un permesso di soggiorno temporaneo, che vi verrà fatto al vostro arrivo in Giappone.

Non potete assolutamente sbagliare, quindi non preoccupatevi. Appena scendete dall’aereo seguite semplicemente l’unica strada possibile per andare verso l’uscita. Qualsiasi altra via è bloccata, per questo non potete sbagliare.

Arriverete all’ufficio immigrazione, praticamente ci sarà una coda di turisti come voi ed alcuni addetti che vi chiederanno se avete già compilato il foglio riguardante il vostro arrivo in Giappone. Questo foglietto ogni tanto lo danno già sull’aereo un’ora prima dell’atterraggio, ma se non è così troverete alcuni foglietti e gli esempi per compilarli proprio dove c’è la coda di persone.
Praticamente nella parte frontale dovete mettere le vostre informazioni come il vostro nome e cognome, numero di passaporto e la vostra firma. Nella sezione “Purpose of visit” mettete “Tourism” mentre nella parte “Address In Japan” dovreste mettere l’indirizzo dove starete. Se non avete con voi l’indirizzo dell’hotel mettete solo il nome. Se per caso volete dormire in internet cafe o non avete ancora prenotato o altro, il mio consiglio è quello di mettere un hotel a caso, se poi fanno dei controlli sulla prenotazione (cosa impossibile, ma non si sa mai) potete dire che volete alloggiare in quell’hotel ma non avete prenotato perchè vi hanno detto che c’è sempre posto.
Dopo aver fatto la coda consegnate il passaporto con il il foglietto compilato all’addetto, vi verrà chiesto di appoggiare gli indici su un lettore di impronte digitali. Quindi scenderete a ritirare il vostro bagaglio e passerete la dogana. Alla dogana vi controlleranno nuovamente il passaporto e potrebbero farvi qualche domanda in inglese. Se non sapete l’inglese cercate di farvi capire dicendo “Tourism“.

Il foglio che dovete compilare per l’ufficio immigrazione è questo, cliccateci sopra per vederlo in alta qualità e capire cosa scrivere.

Carta immigrazione giappone

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Considerazioni finali

Trasferirsi in Giappone non è un’impresa impossibile, ma serve consapevolezza, preparazione e realismo. Ogni tipo di visto ha le sue regole, i suoi limiti e le sue opportunità. Non c’è una scorciatoia perfetta per tutti: quello che funziona per una persona, può non funzionare per un’altra. E il Giappone, con tutta la sua precisione burocratica, non lascia spazio all’improvvisazione.

Vi consiglio di studiare bene le opzioni, prepararvi con calma, raccogliere i documenti prima del tempo e soprattutto non dare mai nulla per scontato. Chiedete, informatevi, fate domande anche all’ambasciata o direttamente all’immigrazione giapponese se avete dubbi.

Vivendo in Giappone da tanti anni, ho visto casi di persone che sono riuscite a stabilirsi con successo partendo da zero… e altre che hanno dovuto mollare tutto per un errore stupido o una leggerezza.

Se state davvero pensando di fare questo passo, prendetevi il tempo di leggere anche gli altri articoli del mio sito: troverete esperienze vere, consigli pratici e tutto quello che avrei voluto sapere io prima di partire.

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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 20 anni fa.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).