Suicidi a New York

La città delle mille luci, dei teatri e dei grattacieli nasconde un lato oscuro e di cui si parla poco, ovvero quello legato ai suicidi, che sono aumentati notevolmente negli ultimi anni, arrivando a superare le morti per omicidi e incidenti stradali. Secondo le ultime analisi, infatti, nel 2014 ci sono stati 565 suicidi contro le 353 morti legate ad omicidi e le 270 causate da incidenti stradali. Dati che hanno messo in allerta le autorità, considerato che il tasso di suicidi di New York incide enormemente su quello nazionale del 50%. Questi numeri hanno portato alla luce un problema per cui ancora oggi si fa troppo poco in termini di prevenzione e analizzando poi i dati nel dettaglio per scoprire quali sono le fasce di popolazione più colpite da questo problema emerge come ad esserne più colpite siano le donne.

Un disagio femminile

Se il tasso di suicidi è aumentato a livello generale nella città, i dati specifici su questa tematica hanno riportato conclusioni preoccupanti per quanto riguarda le donne per le quali nel periodo preso in esame dallo studio, ovvero dal 2000 al 2014, la percentuale di suicidi è quasi raddoppiata, passando da 2.3 morti ogni 100mila persone nel 2000 a 3.9 morti ogni 100mila nel 2014, secondo il New York City Department of Health and Mental Hygiene. Stabili i numeri per quanto riguarda gli uomini adulti, che si sono mantenuti su un 9.7, mentre per i giovani maschi dai 18 ai 24 anni si è registrato un calo, dalle 12.6 morti su 100mila nel 2000 alle 8.6 morti del 2014.

Al di là di New York il suicido è diventato un problema in tutti gli USA, con un aumento del 24% dal 2000 al 2014. Ad oggi è la decima causa di morte nel paese.

Quali sono le cause?

Difficile dare una risposta precisa sulle cause dei suicidi perché ogni persona ha una sua storia alle spalle, ma ci sono vari elementi comuni nei casi presi in analisi, in primis la povertà: nel biennio 2012-2014 i quartieri in cui il 10-20% dei residenti registrava un reddito molto basso hanno riportato un tasso di suicidi di 7.8, contro il 3.8 dei quartieri in cui il reddito basso riguarda meno del 10% dei residenti.

A contribuire all’aumento del tasso di suicidi c’è stata anche la crisi finanziaria del 2008, la peggiore dai tempi della Grande Recessione, cosa che spiegherebbe perché a farne le spese siano soprattutto uomini e donne di mezza età, nati durante il boom economico del secondo dopoguerra.  Oltre al disagio economico e sociale, a peggiorare la situazione c’è anche un facile accesso agli psicofarmaci, soprattutto quelli a base di oppiacei, tant’è che se provate ad entrare in qualsiasi pharmacy di New York resterete sorpresi nel notare che negli scaffali accanto agli integratori e ai prodotti di parafarmacia ci sono antidepressivi e psicofarmaci venduti tranquillamente al pubblico senza necessità di ricetta, mentre la prescrizione è invece richiesta per medicine più blande e per le pomate come il Voltaren. E c’è infine un altro elemento che viene spesso trascurato, ovvero l’accesso al sistema sanitario: fino alla recente riforma di Obama, erano in tanti coloro che non potevano accedere alle cure mediche, comprese anche quelle legate a disturbi psichici o depressivi. Tra le varie cause prese in considerazione dagli studiosi di tematiche sociali c’è anche un aumento dei divorzi, in particolare tra le persone di mezza età, accompagnato da una diminuzione dei matrimoni, un fattore che potrebbe favorire il senso di isolamento e solitudine.

Il picco dei suicidi si ebbe nel 1932

La correlazione tra crisi economica e suicidi sembra ormai un dato di fatto: il Center for Disease Control and Prevention ha esaminato a livello nazionale il tasso di suicidi dagli anni ’20 fino ad oggi notando che questo era maggiore nei periodi in cui l’economia americana era debole. Uno dei numeri più alti nella storia del paese si ebbe nel 1932, proprio in seguito alla Grande Depressione,   quando il tasso nazionale era di 22.1 morti ogni 100mila persone, il 70% in più rispetto alle cifre del 2014.

Le modalità più frequenti

Gli studi fatti hanno anche esaminato le modalità più comuni scelte dai newyorchesi per togliersi la vita: tra queste ci sono lo strangolamento, il soffocamento e l’impiccagione che sono aumentate dal 29% del 2000 al 41% del 2014. Legato al discorso degli psicofarmaci, è stato rilevato anche un aumento delle morti per avvelenamento, o meglio, per overdose volontaria di farmaci.

Ma c’è anche un altro dato particolare: i bellissimi grattacieli che compongono lo skyline di New York sono tristemente anche un trampolino di lancio per coloro che decidono di farla finita ed infatti la percentuale di persone che si lancia nel vuoto è 8 volte più alta della media nazionale.

Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, i newyorchesi sono meno propensi a suicidarsi con armi da fuoco rispetto al resto del paese: se la metà dei suicidi nazionali del 2014 è legato ad armi da fuoco, solo il 10% di questi sono stati registrati nella Grande Mela.

Il problema della prevenzione

Il tema dei suicidi ha messo in luce come non si stia facendo abbastanza sul fronte della prevenzione, anche se delle misure esistono, come il numero verde di assistenza da contattare in caso di necessità ed emergenze, ovvero il National Suicide Prevention Lifeline (1-800-273-8255), un numero che è diventato anche il titolo di una canzone del rapper americano Logic.

L’accesso all’assistenza medica e psicologica è sicuramente da migliorare a livello nazionale, oltre che nella città di New York, così come è necessario avviare campagne d’informazione e di sostegno per i disturbi psichici e depressivi. Regolamentare il mercato dei farmaci è senza dubbio un’altra priorità, così come lo è, secondo molti esperti, adottare misure pratiche come l’installazione di barriere e ringhiere sui tetti dei grattacieli, sui ponti e su altre strutture da cui, oggi, è sin troppo facile lanciarsi nel vuoto: nella storia dell’Empire State Building ci sono stati oltre 30 casi.

Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Mi piace viaggiare, in particolare in Asia e non solo, e scoprire cibi, posti e culture.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
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