Senzatetto a New York

Quando si pensa e si parla di New York spesso lo si fa solo in maniera positiva: omaggiata da tanti film e serie tv che mostrano in gran parte esclusivamente il volto migliore, viene da sempre considerata la città del “tutto è possibile”, dove le opportunità abbondano e chiunque può farcela ed avere successo. Ma quando si arriva a New York si intuisce subito che questo è vero solo in parte: le luci scintillanti, i department store di lusso e i grattacieli dei milionari nascondono un’enorme disuguaglianza. Passeggiando vedrete senzatetto ai margini dei viali eleganti dello shopping, nel cuore della finanza newyorchese e nelle piazze più affollate di turisti. Scene che rattristano e si accompagnano a numeri sconcertanti: dai dati del 2017 dell’annuale “State of Homeless Report” il numero degli “homeless” è aumentato quasi del 40% in un anno. Si conta che siano più di 60mila i senzatetto e di questi quasi 4mila vivrebbero nelle strade (anche se sono difficili da conteggiare con precisione), mentre gli altri nei centri di accoglienza. Un triste record che ha portato la città a superare Los Angeles, che fino al 2016 deteneva lo sfortunato primato.

Il programma Home-Stat messo in atto dal Comune della città ancora oggi non ha raccolto i frutti sperati: l’approccio in sostanza consiste nel convincere le persone che dormono in strada a spostarsi nei centri di accoglienza o ricongiungersi con un familiare, qualora presente, con il trasferimento a carico del Comune. Ma uno dei problemi principali di New York è la scarsità di alloggi: troppo pochi per le persone che vivono nella Grande Mela e per i senzatetto, quindi il Comune sta creando nuovi centri di accoglienza, ricavati da hotel o vecchi edifici.

Cose che (forse) non sapevate sui senzatetto di New York

C’è una sostanziale differenza con altre città: essere senzatetto nella Grande Mela non vuol dire necessariamente essere disoccupato. Molti, infatti, sono impiegati in lavori occasionali ma non guadagnano abbastanza da permettersi di pagare l’affitto di un appartamento, che a New York è molto elevato. C’è però anche chi se ne approfitta. C’è infatti un aspetto importante che non tutti conoscono: la costituzione dello Stato di New York prevede l’obbligo per legge da parte delle città, compresa New York, di dare un tetto a chi ne è sprovvisto: nel 1979 c’è stato il caso di un veterano senzatetto di origine coreana che ha citato in giudizio la città di New York per non avergli fornito un posto dove dormire e ha, poi, vinto la causa. Questo, insieme al fatto che la Grande Mela offre tante opportunità di lavoro, la rende un porto sicuro, attirando di fatto sempre più persone che si rivolgono ai centri di assistenza, che a loro volta sono obbligati a trovargli un posto.  Negli ultimi anni, infatti, ci sono stati sempre più casi di richiedenti arrivati da altri stati del paese e per questo  sono stati poi introdotti dei requisiti per la concessione di alloggi e sono stati avviati programmi per incentivare gli homeless a ritornare nella casa di famiglia. Per questo a volte noterete che i newyorchesi sono molto diffidenti e sono un po’ divisi su questo tema perché si pensa che alcuni senzatetto che vivono negli alloggi siano in realtà dei “finti senzatetto”.

Come comportarsi con i senzatetto a New York?

La maggior concentrazione di senzatetto la vedrete sicuramente nelle grandi stazioni e negli aeroporti, dove cercano un riparo soprattutto di notte e in particolare in inverno. Molti si rifugiano persino sui treni e di notte li vedrete dormire nei vagoni vuoti, mentre di giorno si spostano chiedendo l’elemosina. Li vedrete entrare nella metro in corsa passando con il bicchiere tra i passeggeri per chiedere qualche spicciolo. Non abbiate paura, non sono malintenzionati, capita che si avvicinino per chiedere delle monete, ma come sempre agite con prudenza soprattutto di notte quando le stazioni sono meno affollate.

Capita a volte di vederli rovistare nei bidoni non solo per cercare scarti di cibo ma anche bottigliette di plastica: lo fanno perché portare la plastica nei centri di raccolta permette loro di guadagnare dei soldini perciò se avete delle bottiglie vuote potete donargliele.

Alcuni di loro hanno evidenti problemi di salute mentale, ma la maggior parte sono semplicemente persone che hanno perso casa e lavoro in seguito all’ultima crisi economica, quindi anche un piccolo aiuto può avere un enorme impatto sulle loro vite: anche solo regalare del cibo o una bevanda calda è un gesto apprezzato. Vivere in strada, come potrete immaginare, non è facile, ma lo è ancora meno quando vivi una città dove milioni di persone ti passano davanti ignorandoti, come se fossi invisibile.

Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Mi piace viaggiare, in particolare in Asia e non solo, e scoprire cibi, posti e culture.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).