I migliori padiglioni dell’Expo 2025 ad Osaka

Ho passato diverse giornate all’Expo 2025 di Osaka, girando tra i padiglioni, cercando di capire quali fossero davvero quelli da non perdere. Alcuni sono spettacolari fuori, altri sorprendono dentro. Alcuni puntano sulla tecnologia, altri sulle emozioni, sull’arte, sull’interazione.

È importante capire che oltre a quelli delle varie nazioni, ce ne sono alcuni “signature” che sono tra i più belli e sono stati creati da artisti giapponesi e sponsor.

In questo articolo vi consiglio i padiglioni che secondo me meritano davvero una visita, quelli che mi hanno colpito di più. Che siano belli da fotografare, ricchi di contenuti, immersivi o semplicemente originali, sono quelli che risaltano tra tutti gli altri.

Non vi farò perdere tempo con descrizioni inutili: vi spiego cosa c’è dentro, perché secondo me vale la pena andarci, e cosa aspettarvi. Se avete poco tempo o volete puntare solo al meglio, partite da qui.

Indice


Padiglione Giappone

Il padiglione del paese ospitante è uno dei più interessanti da visitare. La struttura esterna è un enorme anello in legno, progettato per essere smontato e riutilizzato dopo l’Expo: una scelta simbolica che richiama il tema della circolarità.

Il percorso si sviluppa in tre aree. La prima mostra come i rifiuti possano diventare energia, grazie a microrganismi che producono biogas. È una sezione concreta, che colpisce più per il messaggio che per l’effetto scenico.

La seconda area è più immersiva e interattiva. Si parla di alghe, viste come risorsa del futuro, e tra le varie installazioni c’è anche una Hello Kitty trasformata in diverse alghe, in una chiave educativa e visivamente molto carina.

La terza zona è più contemplativa. Materiali naturali, luci e suoni creano un ambiente quasi spirituale, che invita a riflettere sul legame tra uomo e natura. Al centro del padiglione anche un grande fontana all’aperto, decisamente iconica.

Padiglione Null2 (null²)

È uno dei padiglioni che più attira l’attenzione appena lo si vede da fuori. Progettato dal celebre artista giapponese Yoichi Ochiai. La facciata è fatta di cubi metallici che vibrano in modo casuale, riflettendo il paesaggio in modo distorto. È impossibile non fermarsi.

Una volta dentro, l’esperienza è ancora più assurda. Le pareti e il pavimento sono completamente specchianti e digitali, e vi sembrerà di fluttuare dentro uno spazio infinito. Ma il momento clou arriva dopo: se prima della visita avete caricato una vostra foto sull’app dedicata, vi ritroverete davanti una vostra versione digitale in 3D che vi somiglia nei movimenti e nella voce. Sì, proprio così.

È come incontrare il vostro alter ego virtuale. E mentre interagite, l’intelligenza artificiale impara da voi e vi risponde. È un’esperienza che fa riflettere sul confine tra reale e digitale, ed è una delle più originali di tutta l’Expo.

Vi consiglio di andarci anche solo per vedere la struttura da fuori. Ma se avete tempo per entrare, preparatevi a rimanere a bocca aperta.

Padiglione Future of Life

Se vi incuriosisce il futuro – quello vero, tra 50 o anche 1000 anni – questo padiglione è una tappa obbligata. Già l’esterno colpisce: un cubo nero su cui scorre dell’acqua, sembra una spiaggia del futuro. Dentro, il percorso si divide in tre ambienti. Si parte dal passato, con antiche statue giapponesi e robot moderni nello stesso spazio: un contrasto che fa riflettere su quanto, in Giappone, la tecnologia sia vissuta come parte della spiritualità, non solo come macchina.

Si passa poi al 2075, in un mondo dove umani e intelligenze artificiali vivono insieme, tra cucine, case, città tranquille. Non è fantascienza: è un futuro che sembra già pronto.

L’ultima sala è la più suggestiva. Buia, ipnotica, vi porta nell’anno 3000: non esistono più corpi, solo coscienze digitali. Luci e suoni avvolgenti creano un’esperienza fuori dal tempo, da vivere più che da capire.

Tra le cose che restano più impresse c’è una storia commovente: una bambina deve accettare che la nonna, ormai alla fine della vita, scelga se morire o diventare un androide. È un momento toccante, che dà profondità a tutto il percorso.

Un padiglione emozionante, profondo.

Padiglione Gundam

Ve lo dico chiaramente: io non sono assolutamente fan di Gundam, il grande robot giapponese. Ma questo padiglione è da fine del mondo. Fuori c’è un Gundam a grandezza naturale. Alto 17 metri, in ginocchio su una gamba…bello ma niente di nuovo per il Giappone. Ma non finisce lì. Entrando nel padiglione vero e proprio, vi ritrovate in una base spaziale, con personale vestito da astronauti e una simulazione che vi porta dalla Terra allo spazio. È tutto super realistico.

Il viaggio è diviso in otto fasi, tra cui addestramento, lancio e arrivo in orbita. Gli schermi a 360°, gli effetti sonori e persino le vibrazioni sotto i piedi vi fanno sentire davvero in viaggio nello spazio. Vi trovate dentro un’astronave gigante, e dalle enormi finestre dell’astronave (che in realtà sono schermi ad altissima definizione) vedete una battaglia di Gundam direttamente nello spazio. Super emozionante e fatto benissimo. Il bello è che anche chi non ha mai visto Gundam si gode l’esperienza, mentre i fan riconosceranno una valanga di riferimenti alla saga.

Women’s Pavilion

Questo padiglione è stata una delle sorprese più belle dell’Expo. Non ha effetti speciali, robot o tecnologie vistose, ma riesce a essere potentissimo nel messaggio, elegante e coinvolgente dall’inizio alla fine.

La struttura esterna è già un’opera d’arte: una facciata bianca intrecciata, ispirata alla tecnica giapponese del kumiko, che crea giochi di luce e ombra bellissimi durante tutta la giornata.

Il tema è chiaro fin da subito: “Quando le donne prosperano, prospera tutta l’umanità”. All’ingresso vi danno delle cuffie per seguire il percorso nella vostra lingua. Ma non si tratta di una visita passiva: appena entrati, si viene guidati in modo casuale nella storia di una donna realmente esistita, tra tre disponibili. A me è capitata una poetessa sudanese, e devo dire che la narrazione era toccante e profonda.

La prima sala è multisensoriale: voci, luci e suoni si fondono in un ambiente che sembra un coro mondiale di esperienze femminili. È un momento intenso, che fa riflettere e colpisce nel profondo, senza bisogno di grandi effetti visivi.

Nella parte finale si trovano oggetti realizzati da artigiane emergenti, fotografie, documenti, e storie di donne che hanno cambiato il mondo in modi diversi. Ma non è un padiglione “per donne”: è un padiglione sulle donne, sulla loro forza, sul ruolo che hanno e che avranno nel plasmare il futuro.

È un’esperienza emozionante, intima, che vi consiglio anche se non è tra le più pubblicizzate. Uscirete con qualcosa in più.

Non è un padiglione “per donne”, ma sulle donne – e sulla forza che portano nella società.

Uscirete ispirati.

Padiglione Osaka Healthcare

Uno dei percorsi più completi dell’Expo è quello del padiglione “Nest for Reborn”, realizzato dalla città di Osaka. Da fuori colpisce subito: una struttura gigante con acqua che scorre lungo il tetto, come un nido futuristico dove si rinasce. Dentro inizia un percorso di circa 90 minuti, che unisce tecnologia, benessere e gioco.

Appena entrati, vi misurano parametri reali come battito, stress, postura. In base a questi dati, vi guidano attraverso zone dedicate alla salute del futuro. La parte più intensa è quella in cui incontrate il vostro avatar tra 25 anni, generato con un mix di statistiche e proiezioni mediche. È stranamente realistico, e vi dà persino consigli personalizzati su come vivere meglio.

C’è la stampante di carne e anche la famosa Human Washing Machine vi coccola con acqua, musica e bolle, leggendo il vostro umore. Un padiglione sorprendente, che fa riflettere, sorridere e… rilassare.

Vi consiglio di mangiare qua! C’è lo stand QBB Plant Made: cibo 100% vegano, supervisionato da uno chef 3 stelle Michelin, ma a un prezzo ridicolo (circa 10-12 euro a pranzo).

Padiglione Francia

A prima vista può sembrare uno dei padiglioni “eleganti ma semplici”. In realtà è una delle esperienze più emozionanti di tutta l’Expo.

Già l’ingresso è scenografico: una scalinata imponente, con una facciata che si apre come un teatro. Tutto è studiato nei minimi dettagli, anche il filo rosso che attraversa lo spazio e guida il percorso: un chiaro richiamo alla leggenda del filo del destino.

Dentro, il percorso è un alternarsi di arte, moda, poesia e tecnologia. Ci sono installazioni firmate Louis Vuitton, Dior e Celine, come la sala piena di bauli iconici LV, gli abiti bianchi Dior, e ambientazioni immersive ispirate all’estetica francese contemporanea.

In uno degli ambienti più suggestivi, ci si trova circondati da installazioni LED che cambiano colore in continuazione. Ricordano le atmosfere di teamLab, ma con un tocco tutto francese: luci, specchi e riflessi che trasformano lo spazio in un’opera d’arte viva.

E poi ci sono le vere chicche: una scultura originale di Rodin, un ulivo di 2300 anni portato dalla Francia, e una proiezione di danza moderna sui tetti di Parigi, poetica e struggente, difficile da descrivere a parole.

Padiglione Arabia Saudita

Entrare nel Padiglione Arabia Saudita è come fare un salto in un vero villaggio arabo, con architetture tradizionali, pareti color sabbia, archi e torri che sembrano usciti da Najran o Jeddah. Ma già da fuori si capisce che c’è molto di più: elementi moderni si integrano perfettamente, come i pannelli solari mascherati da musciarabìa o le pareti degli edifici nella “piazzetta centrale” che di sera si illuminano con motivi geometrici animati.

All’interno si cammina tra vicoli stretti come in un suk, in un’atmosfera fresca e profumata. Le prime sale mostrano paesaggi spettacolari, dalla sabbia del Rub’ al-Khali alle montagne verdi dell’Asir, e poi si passa alla storia e alla cultura, con siti UNESCO, musica tradizionale e proiezioni immersive.

Poi inizia il salto nel futuro: una galleria LED racconta la Vision 2030, con città futuristiche come NEOM, tecnologie ambientali, e auto autonome. Tutto è connesso con eleganza: i pattern islamici si trasformano in design parametrici, e l’esperienza diventa sempre più immersiva. Uno dei padiglioni più scenografici, coinvolgenti e ben fatti.

Padiglione USA

È uno dei padiglioni più imponenti e scenografici, anche solo per dove si trova: proprio al centro della piazza principale, con una passerella sospesa e un grande cubo luminoso che fluttua sopra le teste dei visitatori. Ti viene quasi spontaneo avvicinarti ed entrare, tanto è “invitante” e fotogenico.

Dentro, l’esperienza è un mix di immagini spettacolari e temi futuristici. Alcune parti sono davvero coinvolgenti, come quando si entra tutti insieme in una sala enorme e si assiste al lancio di un razzo: è una proiezione, ma per un attimo sembra di essere davvero lì, pronti al conto alla rovescia.

Non tutto però è allo stesso livello. Alcuni momenti risultano un po’ troppo retorici, e la musichetta motivazionale della prima parte è piuttosto stucchevole, quasi da spot pubblicitario anni ’90. Ma nel complesso il messaggio arriva: quello di unire i popoli, immaginare un futuro comune, e farlo con ambizione.

Alla fine, da non perdere anche il ristorante con architettura Space Design, tutto ispirato al mondo dei razzi e delle missioni spaziali. È un angolino carino, ben fatto, perfetto per una pausa dopo la visita.

Grande, patriottico, spettacolare, proprio come ci si aspetterebbe. E in certi momenti, davvero emozionante.

Padiglione Australia

Dall’esterno ha già qualcosa che colpisce: una grande struttura ispirata al fiore di eucalipto, simbolo della natura australiana. Ma è varcando l’ingresso che il padiglione ti cattura davvero. La prima parte è una foresta ricreata, con suoni ambientali, profumi e giochi di luce. Gli specchi amplificano lo spazio, dando la sensazione di camminare davvero in mezzo alla natura. Poco dopo, ci si ritrova circondati da grandi proiezioni immersive: oceani, animali, cieli stellati e la vastità dei paesaggi australiani. È un viaggio visivo ed emozionale, pensato per stupire senza essere troppo artificiale.

L’esperienza è breve, ma intensa. Non c’è una narrazione lineare: sei tu a camminare, osservare, ascoltare. Nessuna barriera, nessuna spiegazione invadente, solo immagini, suoni e suggestioni. All’esterno, uno spazio rilassato ospita performance live e il Café KOKO, dove potete provare anche il famoso panino al coccodrillo. Non è il padiglione più spettacolare dell’Expo, ma trasmette con sincerità l’anima aperta e solare dell’Australia, lasciandoti con un bel ricordo addosso.

Padiglione Malesia

Da fuori è uno dei padiglioni più belli dell’Expo: una facciata intrecciata in bambù che sembra danzare alla luce, progettata da Kengo Kuma. Dentro il colpo d’occhio è immediato: colori tropicali, profumi speziati, decorazioni vivaci. Un padiglione allegro, proprio in stile malese. Un Paese che adoro e dove sono stato tante volte – e qui, per qualche minuto, mi ci sono sentito di nuovo.

Si visita senza fretta, ed è ben pensata: si parte da riproduzioni delle bancarelle di street food, poi si passa a scenari urbani futuristici, modelli 3D di Kuala Lumpur, schermi, giochi, perfino una zona interattiva. Ma una delle cose più belle è fuori dal padiglione: di tanto in tanto ballerini in abiti tradizionali si esibiscono sul palco davanti. Le coreografie sono coinvolgenti e solari, proprio come la gente malese. C’è anche un popolare ristorante che serve cibo malese. E con quel profumo nell’aria, è impossibile resistere.

Padiglione Italia

Un piccolo gioiello d’Italia nel cuore dell’Expo. Il Padiglione Italia conquista fin dal primo sguardo, con la sua architettura ispirata alla città ideale rinascimentale: archi, colonne, un portico elegante e una piazza interna dominata dalla statua dell’Atlante Farnese. Entrando, sembra davvero di passeggiare in una città d’arte.

Ma è all’interno che arriva il colpo di scena: opere originali di Caravaggio, Leonardo da Vinci, Michelangelo. Una mostra che non ha nulla da invidiare ai grandi musei italiani, capace di lasciare senza parole visitatori da tutto il mondo. A questo si aggiungono installazioni contemporanee, progetti di design sostenibile, moda, arte sacra e un piccolo teatro dove si tengono performance dal vivo.

L’Italia si presenta con orgoglio, bellezza e profondità, mostrando il meglio della sua cultura, dalla classicità all’innovazione. È uno di quei padiglioni che fanno battere il cuore e ti ricordano da dove vieni. Se amate l’arte, la storia e l’ingegno italiano, qui vi sentirete a casa.

Padiglione Germania

Bello, curato, coinvolgente. Il Padiglione Germania è una sorpresa. L’architettura sostenibile colpisce già da fuori, ma è dentro che comincia l’esperienza vera. All’ingresso ti danno una mascotte – Circular – una pallina colorata che ti accompagna lungo il percorso. Basta avvicinarla all’orecchio e… ti parla davvero. Ti guida, ti spiega, ti fa entrare in sintonia con i contenuti, che ruotano attorno all’economia circolare e all’innovazione sostenibile.

Il percorso è ben fatto, interattivo e adatto a tutte le età. Ci si rilassa, si osserva, si toccano materiali strani, si partecipa. Niente di troppo tecnico, tutto pensato per coinvolgere. E alla fine si arriva in una terrazza con piante e installazioni sonore: ci si siede su un’altalena e si ascoltano suoni naturali. Un modo poetico per chiudere il giro.

Se posso fare una piccola critica, mi è sembrato un po’ troppo descrittivo e forse poco emozionale. Però nel complesso decisamente un bel padiglione.

Ma la parte più viva è all’ingresso: la birreria tedesca. Durante la giornata si anima tantissimo, tra bratwurst, musica, tavoloni condivisi e gente che ride. Sembra quasi di stare a Monaco durante l’Oktoberfest. Un padiglione dove la Germania mostra il suo lato più serio ma anche quello più umano e accogliente.

Altri padiglioni

Ovviamente ce ne sarebbero ancora tanti di cui parlare. Come il padiglione futuristico di Pasona, con robot, agricoltura urbana e uno sguardo provocatorio sul mondo del lavoro che verrà. O quello della Cina, immenso e ricco di contenuti, anche se un po’ troppo “museale” nel suo approccio. E poi il padiglione del Kansai, che celebra la regione ospitante con una serie di piccole stanze dedicate ai vari aspetti della cultura locale: dal cibo alle tradizioni, fino alle città più famose come Kyoto, Kobe e Nara.

E ovviamente c’è anche il Grand Ring, l’enorme anello che abbraccia tutto il sito dell’Expo. Non è solo un passaggio, ma una vera area espositiva a cielo aperto: tra installazioni artistiche, spazi panoramici e aree per rilassarsi, è uno dei posti dove si respira di più l’atmosfera globale dell’evento. E la sera, quando tutto si illumina, diventa quasi magico.

La verità è che l’Expo 2025 di Osaka va vissuta lasciandosi guidare dalla curiosità. Alcuni padiglioni vi sorprenderanno più di quanto immaginavate, altri forse meno, ma l’esperienza nel suo insieme è unica. Se avete tempo, giratela tutta. Se invece il tempo è poco, spero che questa selezione vi aiuti a scegliere il meglio. Perché certe cose si vedono solo qui.

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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 20 anni fa.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).