Periodo Jomon in Giappone

Viene chiamato periodo Jomon l’era della preistoria giapponese che va dal 10.000 circa a. C, al 300 a. C.

Con Jomon si è soliti indicare la popolazione che ha vissuto in quel periodo ma vista la vastità stessa dell’arco temporale a cui si riferisce questo periodo gli stessi studiosi sono concordi nel delineare il fatto che vi siano più popoli Jomon divisi nelle varie epoche. Questi si distinguono fondamentalmente per il tipo di tecnica di lavorazione dei vasi. Di fatti la popolazione Jomon divenne molto abile nella lavorazione del vasellame e tramite lo studio di questi vasi si può intuire l’evoluzione che ebbe la popolazione.

L’etimologia del termine Jomon

Il nome Jomon deriva dalla traduzione nipponica di un termine inglese, ovvero cord-market (segnato, delimitato dalla corda) in riferimento alla maniera con cui venivano decorati i vasi di argilla dei primi ritrovamenti effettuati. Proprio il vasellame come si è detto è una delle caratteristiche principali della popolazione Jomon. Questo termine è stato coniato dallo studioso e archeologo americano Edward Sylvester Morse che scoprì appunto esemplari di vasi del periodo Jomon alla fine del 1800. Questi vasi venivano realizzati imprimendo nell’argilla umida dei bastoncini e creando decorazioni che assomigliavano proprio a delle corde. In realtà la funzione di queste corde non era solo decorativa ma bensì funzionale a evitare la formazione di crepe sul vasellame, un espediente molto ingegnoso degli Jomon che impediva la rottura dei vasi. Tant’è vero che molti esemplari di questi primi vasi sono giunti intatti fino ai nostri giorni e custoditi al Museo Nazionale di Tokyo.

I periodi Jomon

Come si è detto con il termine Jomon si fa riferimento ad un ampio arco temporale. Sono migliaia di anni di storia che hanno bisogno di una successiva divisione. Si tende quindi ad identificare più fasi Jomon. Di seguito un elenco di tutti i principali periodi che a loro volta si suddividono in altri periodi.

  • Jōmon Incipiente dal 10.000 a. C. al 7500 a.C.
  • Jōmon Iniziale dal 7.500 a.C. al 4.000 a.C.
  • Primo Jōmon dal 4.000 al 3000 a.C.
  • Medio Jōmon dal 3.000 a.C. al 2.000 a.C.
  • Tardo Jōmon dal 2.000 a.C. al 1000 a.C.
  • Jōmon Finale dal 1.000 a.C. 400 a.C.

Le date scelte per questa classificazione dipendono dalle datazioni stesse delle ceramiche ritrovate. La popolazione Jomon infatti diventò molto abile nella lavorazione dei vasi con l’argilla e tramite i reperti è possibile datare le varie fasi Jomon.
La prima fase, della Jomon incipiente è di nuovo suddivisa in Linear applique, Nail impression, Cord impressione Muroya inferiore.
Il secondo periodo è suddiviso ancora in Igusa, Inaridai, Mito, Tado inferiore, Tado superiore,Shiboguchi e Kayama.
Il primo Jōmon invece è diviso in Hanazumi, Sekiyama, Kurohama, Moroiso A, Moroiso Be Juusanbodai.
Il medio Jōmon è diviso invece in Katsusaka/Otamadai, Kasori E1 e Kasori E2
Il tardo Jōmon è invece diviso in Horinouchi, Kasori B1, Kasori B2 e Angyo 1
Il periodo Jōmon Finale è invece diviso in Angyo 2e Angyo 3

Il periodo Jomon incipiente

Anche se la datazione più accettata è dal 10.000 a. C. al 7500 a.C. qualcuno pensa che questa fase può essere iniziata anche prima e che ci sia una fase pre-incipiente databile intorno al 14.000 a. C. fino al 10.500 a. C. Le tracce del periodo Paleolitico ci sono in Giappone fino al 30.000 a. C. ma secondo gli studiosi solo intorno al 10.000 a. C. le condizioni di vita migliorarono e la popolazione Jomon poté evolversi. Da questa popolazione discendono gli eredi diretti dell’etnia Jomon ovvero gli Ainu, gli Jomon quindi sono i diretti antenati dell’odierna etnia giapponese.
Le prove archeologiche hanno dimostrato che il Giappone è stato il luogo dove si sono prodotti i primi vasi in ceramica. Di fatti la prova del Carbonio 14 che generalmente si fa per la datazione dei reperti ha dimostrato che vi sono resti datati 10.000 a. C.
La ceramica per la sua fragilità si associa spesso ad uno stile di vita sedentario. Gli archeologi quindi hanno pensato che le prime popolazioni Jomon fossero dedite alla caccia e all’agricoltura e che non fossero nomadi. Giacchè i reperti sono stati ritrovati nei pressi di caverne si è pensato che la caccia fosse la principale attività. Ma il popolo Jomon potrebbe anche essere stato il primo ad usare l’agricoltura. In questo periodo troviamo prima vasi semplici, poi con delle decorazioni lineari lunghe il bordo e poi ancora con linee incise a mo di corde. Le diverse decorazioni appartengono allo stesso periodo ma sono ancora indice di tecnica ancora poco sviluppata.

Il periodo Jomon iniziale e primo Jomon

In questo periodo che va dal 7.500 a. C. al 4.000 a. C. abbiamo i primi ritrovamenti di conchiglie, ciò significa che oltre alla caccia si associano anche altre attività per la ricerca di cibo, come la pesca. Inoltre si hanno ritrovamenti di altri vasi e delle prime abitazioni in legno. Dal 4.000 al 3.000 a. C. si ha invece il primo Jomon. Grazie al miglioramento del clima cresce la popolazione con villaggi anche più grandi. Inoltre si iniziano a notare stili diversi nella produzione del vasellamena seconda delle regioni.

Il periodo del medio Jomon

In questo periodo la cultura Jomon giunge al suo culmine. Come si è detto per il periodo precedente infatti vi è un notevole miglioramento del clima che favorisce il progredire della popolazione. I villaggi erano di certo più grandi e la tipologia di vasellame trovato denota un miglioramento nella lavorazione. I vasi ritrovati manifestano una certa creatività barocca con forme sporgenti e decorazioni arzigogolate. Si è quindi pensato che i vasi non avessero solo valore di utensili ma fossero invece usati per scopi rituali e ben diversi da come venivano usati in precedenza. Le decorazioni infatti richiamano fiamme e enigmatiche forme in rilievo, orli che sporgono per dei vasi che non sembrano affatto di uso comune.

Oltre ai vasi sono molti i miglioramenti che avvengono in questo periodo, la civiltà Jomon inizia a lavorare con abilità il vetro e i metalli, inoltre molte tradizioni che rimarranno poi nella cultura giapponese vengono da questo periodo. Si veda la cultura del matrimonio e la mitologia Shintoista destinati a rimanere per lungo tempo come caratteri della società nipponica.

Il periodo del tardo Jomon e Jomon finale

Questi due periodi che portano la civiltà giapponese fino al 400 a. C. vedono una notevole regressione della popolazione Jomon. Dal punto di vista numerico infatti la popolazione cala decisamente di unità, vi è un notevole incremento infatti dei siti per seppellire i cadaveri ma vi è anche un aumento della ritualità. A questo periodo infatti appartengono tantissimi ritrovamenti di bastoni, oggetti rituali di ogni genere. Inoltre tra i vasi si ritrova l’originaria decorazione a corda che era tipica del primo periodo, ma con alcune differenze sia nella cottura che nella decorazione stessa.

La produzione dei Dogu

Intorno al 5.000 a. C. in Giappone iniziano a venir prodotte delle statuette in argilla chiamate Dogū. Molto probabilmente si tratta di statue per riti sacri collegati al senso di religione che c’era a quel tempo. Questa tipologie di statue rappresentano animali e figure umane molto spesso figure femminile con fianchi e seni molto rotondi e pronunciati. I primi esempi di Dogū sono statuette con figure molto tozze e spesso che non hanno le braccia. Mano mano la realizzazione dei Dogū si evolve e le statue successive offrono teste a forma di cuore con incisioni lungo il ventre della figura rappresentata.
Di queste statue esistono alcune varianti a seconda delle regioni. Di fatti la realizzazione dei Dogū era comune a molte regioni giapponesi.
Nella regione del Tōhoku sono state trovate alcune statuette raffiguranti donne sedute e non in piedi. Mentre invece nella pianura del Kantō sono state trovate statuette dogū denominate mimizuku no dogū ovvero statue con testa a gufo proprio a causa della forma del capo. Ancora nelle zone di Saitama e Ibaraki sono state trovate altre statuette risalenti all’ultimo periodo Jomon molto più elaborate e decorate queste statuette presentano capi ornati con corone e disegni sul viso. Non erano però dotate di piedi.
Altri tipi di dogū sono gli shakōki dogū che vengono così chiamati per la particolare forma degli occhi che sembrano coperti da una qualche protezione. I vestiti poi sono molto più elaborati, non sono disegni ma incisioni vere e proprie.
Ci sono diverse teorie sull’utilità di queste statuette. Gli studiosi hanno pensato che fossero talismani usati durante il parto, in situazioni di dolore. Sarebbe una soluzione al fatto che sono state trovate rotte, ridotte in frammenti. Potevano anche essere oggetti a cui si cercava di trasferire una malattia. Giacchè si tratta di figure femminili si è anche pensato al fatto che potessero essere divinità legate magari all’agricoltura proprio nel periodo di riferimento infatti si sviluppano le prime coltivazioni. Oppure poteva semplicemente trattarsi di bambole per bambine o di oggetti che servivano per l’aldilà.

La fondazione e il mito

La fondazione del Giappone si confonde con la leggenda. Si ritiene che la data dell’11 febbraio 660 a. C. sia la data in cui il Giappone sia stato fondato dall’Imperatore Jinmu. Questa la data attestata dalle prime scritture nel 6° e 7° secolo.
Secondo la leggenda riportata anche nel Kojiki, nel Nihongi o Nihon-shoki (le migliori cronache sulla storia nipponica) il Giappone venne creato da due divinità, una maschile, Izanagi, ed una femminile Izanami che scesi dal cielo dovevano creare le isole nipponiche. Questi portarono con loro altre forze naturali come i boschi, i monti, il mare ed i fiumi. La divinità del sole, detta Amaterasu e il dio della tempesta, chiamato Susanoo si fronteggiarono a lungo fino alla vittoria di Amaterasu. In questo periodo molti imperatori che si fronteggiavano per il potere usavano legittimare la propria rivendicazione al trono facendo discendere la loro stirpe direttamente dalla divinità del sole. Questo mito è stato ripreso poi in tempi più vicini ed utilizzato come pilastro del Kokutai, l’ideologia nipponica a carattere nazionalistico.

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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).