Come comportarsi in templi e santuari in Giappone

Quando si entra in un tempio o in un santuario in Giappone, non si sta semplicemente visitando un sito turistico: si entra in un luogo sacro, vivo, carico di significato per moltissimi giapponesi. Ed è proprio questo che rende queste esperienze così speciali. Ma per viverle davvero nel modo giusto, serve sapere cosa fare e cosa evitare. In questo articolo vi spiego tutto: come comportarsi, come pregare, cosa significano certi gesti o strutture. Vi racconto anche alcune curiosità che si notano solo con un po’ di attenzione. È un piccolo sforzo che fa tutta la differenza.

Indice


Tempio o santuario?

Se non siete sicuri di dove vi trovate, date un’occhiata all’ingresso: i torii rossi segnalano quasi sempre un santuario, mentre statue del Buddha, incenso e campane sono tipici dei templi. Ma se volete approfondire, vi consiglio di leggere l’articolo dedicato alle differenze tra tempio e santuario, dove spiego tutto nel dettaglio. Qui invece ci concentriamo su come comportarsi una volta entrati.

Comportarsi con rispetto

File di "giorni-festivi-giappone.jpg": file di torii rossi verso il mare al tramonto.
Può sembrare ovvio, ma vale la pena dirlo: i templi e i santuari non sono parchi pubblici, e anche se l’ingresso è libero, non è scontato fare quello che si vuole. C’è un certo tipo di silenzio, un ritmo più lento, una forma di rispetto che si sente nell’aria. Camminate con calma, parlate a bassa voce, evitate di mangiare o bere all’interno dell’area sacra, e soprattutto non fumate. Anche fare selfie in posa proprio davanti all’area di preghiera può essere fuori luogo.

Non significa dover essere rigidi o impacciati: significa essere presenti, osservare gli altri, e magari copiare quello che fanno i giapponesi intorno a voi. Vi assicuro che sarete subito riconosciuti come persone rispettose e attente.

L’ingresso: il torii e la purificazione

Nei santuari shintoisti, l’ingresso avviene spesso attraverso un grande portale chiamato torii. Passateci pure sotto ma leggermente di lato, mai proprio al centro, che è il cammino riservato alle divinità. Molti giapponesi fanno un piccolo inchino prima di entrare e quando poi anche quando si esce.

Subito dopo il torii, troverete spesso una vasca in pietra con cucchiai di legno: è il punto per la purificazione rituale, chiamata temizuya. Non è complicato:

  • Prendete il mestolo con la mano destra e versate acqua sulla mano sinistra
  • Poi con la sinistra versate sulla destra
  • Versate un po’ d’acqua nella sinistra, avvicinatela alla bocca (senza bere), e sputatela di lato. Io tendenzialmente sconsiglio di mettere in bocca quell’acqua per motivi di igiene, ma non ditelo ai giapponesi
  • Infine, inclinate il mestolo in verticale per lavarlo prima di riporlo

È un gesto semplice, ma importante, e farlo trasmette attenzione e rispetto verso il luogo.

Come comportarsi nell’area di preghiera

Ogni luogo ha le sue regole specifiche, ma in generale, non si attraversa mai l’area dedicata alla preghiera (come l’altare o il padiglione principale) se non è permesso. Spesso è indicato chiaramente da corde o da cartelli.

Se vedete persone che pregano in fila, evitate di mettervi davanti o troppo vicini. Aspettate il vostro turno con calma. In molti casi, le offerte (monete) si lanciano in una cassetta chiamata saisenbako. Si può lanciare anche solo una moneta da 5 yen, considerata portafortuna. Ma non fate i tirchi e lasciatene una da 100 yen come fanno tutti.

Come pregare in un santuario

Visitatori al Santuario Meiji a Tokyo in una giornata soleggiata.
Nel caso dei santuari shintoisti, il modo corretto di pregare è il seguente:

  • Fate un inchino leggero
  • Lanciate la moneta nell’offertorio
  • Suonate la corda se c’è una campana (per richiamare l’attenzione della divinità)
  • Fate due inchini profondi
  • Battete due volte le mani, poi tenetele unite davanti al petto
  • Fate una preghiera silenziosa o un pensiero positivo
  • Concludete con un inchino profondo

Non è necessario essere religiosi per farlo: è un gesto di partecipazione e rispetto. Anche solo pensare a qualcosa di positivo può rendere il momento personale e significativo.

Come pregare in un tempio

Nei templi buddisti, la preghiera è diversa. Qui non si battono le mani, ma si fa tutto in modo più silenzioso:

  • Ci si avvicina, si lancia l’offerta nella cassetta
  • Si uniscono le mani in preghiera davanti al petto
  • Si fa un leggero inchino
  • Se c’è una campana, si può suonare (ma solo una volta)

L’atmosfera è spesso più raccolta e profonda. Fermarsi anche solo un momento in silenzio, senza pensare a nulla, può essere un gesto potente.

Offerte e significato delle monete

Fare un’offerta nei templi e nei santuari non è obbligatorio, ma è un gesto apprezzato. Non c’è una cifra fissa, e anche solo una moneta da 5 yen va benissimo come dicevo. Anzi, in Giappone il numero 5 si pronuncia “go”, e la parola “go-en” (五円) è anche un gioco di parole che significa buon legame, connessione favorevole. Per questo lanciare una moneta da 5 yen è considerato di buon auspicio.

Alcune persone fanno offerte più consistenti, ma non serve esagerare. I 100 yen già citati sono la giusta via di mezzo. Meglio un piccolo gesto sentito, fatto con attenzione, che un’offerta più grande fatta distrattamente.

Bruciare l’incenso nei templi

Tempio Zenkoji a Nagano con visitatori all'ingresso.
In molti templi buddisti, soprattutto quelli grandi come Senso-ji a Tokyo o Todai-ji a Nara, troverete una grande urna in cui brucia l’incenso. I bastoncini si comprano lì vicino (di solito ¥100), si accendono alla fiamma e si lasciano bruciare per un po’.

Dopo averli piantati nell’urna, molti giapponesi dirigono il fumo verso la testa o verso le parti del corpo che vogliono purificare o rinforzare. Per esempio, se avete mal di schiena potete fare il gesto di spingere il fumo sulla schiena. È una forma di benedizione simbolica, e fa parte di un rituale antico ma ancora molto sentito.

Mi raccomando: non si accende l’incenso nei santuari shintoisti. L’incenso è legato alla tradizione buddista, mentre nei santuari lo “spirito” del luogo si rispetta in altri modi, come la purificazione con l’acqua o le offerte di riso e sakè.

Omikuji: le “fortune” da pescare

Uno degli aspetti più divertenti e affascinanti della visita a un santuario o a un tempio è l’omikuji, ovvero i bigliettini della fortuna. Si paga (di solito ¥100 o ¥200), si pesca a caso un bastoncino o si estrae il foglietto da una scatola, e si legge il responso.

Ci sono diversi livelli di fortuna, da ottima fortuna (大吉) fino a grande sfortuna (大凶). Se pescate una brutta fortuna, non preoccupatevi: la si può “neutralizzare” legandola a degli appositi supporti in legno o ferro che troverete lì vicino.

Questa tradizione è molto popolare anche tra i giapponesi, e vi permette di vivere un momento leggero ma con un pizzico di spiritualità. Se invece trovate una buona fortuna, potete portarla con voi come portafortuna.

Ema: i desideri scritti su tavolette di legno

Vicino all’area sacra di molti santuari, troverete delle strutture coperte da centinaia di tavolette di legno appese. Si chiamano ema, e servono per scrivere un desiderio o una preghiera.

Potete acquistare un’ema alla cassa (di solito ¥300‑¥500), scrivere sul retro ciò che volete — un pensiero, un augurio, un ringraziamento — e appenderla lì con le altre. Non serve scrivere in giapponese: potete usare l’inglese, l’italiano, o anche solo un disegno.

Le ema sono un modo molto umano di lasciare una traccia. A volte si leggono desideri commoventi, altre volte disegni buffi o frasi d’amore. È un piccolo gesto che lascia qualcosa in quel luogo, e crea un legame personale con il santuario o il tempio.

Cosa non fare assolutamente

Ci sono alcuni comportamenti che vanno evitati in modo assoluto, anche se in buona fede. Ve li elenco qui sotto:

  • Non toccate statue, altari o oggetti sacri, a meno che non sia chiaramente permesso
  • Non oltrepassate corde, cancelli o recinzioni anche se non c’è nessuno a controllare
  • Non mangiate o bevete nell’area sacra, anche se fa caldo
  • Non usate il flash per fotografare all’interno dei padiglioni
  • Non parlate al telefono o ad alta voce, specialmente vicino all’area di preghiera

Essere turisti non è una giustificazione: i giapponesi apprezzano molto chi si sforza di rispettare le regole, anche se non le conosce perfettamente. E vi assicuro che, anche con piccoli gesti, si nota subito chi è consapevole del luogo in cui si trova.

Le foto: sì, ma con buon senso

Un torii nel lago davanti al Santuario Shirahige con una Marco Togni nell\'acqua.
Fare foto è quasi sempre permesso, soprattutto all’esterno. Ma è importante usare il buon senso. Se ci sono fedeli in preghiera, non mettetevi davanti per scattare. Se vedete cartelli con scritto “no photo”, rispettateli. E soprattutto: non salite mai su strutture sacre o su gradini dell’altare per fare una foto da vicino.

Le zone con le lanterne, le ema o gli edifici principali sono ottimi soggetti fotografici, ma la priorità è sempre il rispetto. E ricordate che alcuni momenti si vivono meglio senza il telefono in mano.

In alcuni posti è invece vietato fotografare, quindi rispettate questo divieto.

Piccole cose da osservare

Se vi fermate un attimo, vi accorgerete che ci sono tanti dettagli che passano inosservati alla maggior parte dei turisti, ma che raccontano molto della spiritualità giapponese.

Uno di questi è il modo in cui i giapponesi camminano nei templi e santuari. Spesso fanno un piccolo inchino anche quando se ne vanno, oppure si voltano e si inchinano di nuovo verso l’edificio principale. Non è obbligatorio, ma se vi sentite in sintonia con il luogo, potete farlo anche voi: è un gesto di ringraziamento silenzioso.

Un altro dettaglio è che molti anziani giapponesi si tolgono il cappello davanti all’altare. Non è una regola scritta, ma un gesto di rispetto. Anche abbassare lo sguardo o restare qualche secondo in silenzio è un modo per partecipare senza invadere.

E poi ci sono i suoni: il rumore dell’incenso che brucia, il suono del gong in lontananza, il canto degli uccelli nei santuari immersi nella natura. Tutto fa parte dell’esperienza, e vale la pena viverla con tutti i sensi.

Il ruolo dei monaci e delle miko

In alcuni templi, soprattutto quelli attivi con una comunità viva, potreste incontrare monaci buddisti, spesso con la testa rasata e vesti tradizionali. Nella maggior parte dei casi sono gentili e disponibili, ma è meglio non disturbarli se stanno svolgendo un rituale o una cerimonia.

Nei santuari, invece, vedrete talvolta delle ragazze vestite di bianco e rosso: sono le miko, assistenti del santuario. Alcune vendono amuleti o aiutano durante i festival. Anche se non parlano inglese, sono sempre molto educate e disponibili se avete bisogno di indicazioni.

Non è consigliabile chiedere selfie o fare domande invadenti: lasciate che il rapporto sia naturale. Se vogliono parlare con voi, lo faranno. Se no, basta un sorriso e un piccolo inchino per mostrare rispetto.

Comportamento durante i matsuri (festival religiosi)

Durante i festival, l’atmosfera cambia completamente. I templi e i santuari si riempiono di gente, bancarelle, colori, musica e lanterne. È un momento di festa, ma resta comunque un evento sacro. Molti turisti si confondono: pensano che un festival religioso sia solo folklore, ma in realtà è una celebrazione che coinvolge la comunità locale e ha un forte significato spirituale.

Quindi anche in mezzo alla confusione, ci sono zone che vanno rispettate, come l’area dell’altare o il passaggio della processione. Se vedete passare un mikoshi (il santuario portatile), non intralciate il percorso solo per fare una foto ravvicinata. Fermatevi un attimo e osservate: è uno dei momenti più sentiti per molti giapponesi.

E se vi capita di vedere una benedizione o un piccolo rituale, come la cerimonia del fuoco, non parlate o ridete ad alta voce. Potete godervela anche senza capire ogni gesto: la sacralità si percepisce comunque, anche senza traduzioni.

Posso partecipare a una cerimonia?

In molti casi, sì. Alcuni templi offrono la possibilità di assistere a cerimonie aperte al pubblico, come la meditazione zazen o la lettura dei sutra. Altri permettono addirittura di prenotare una benedizione per il nuovo anno, per un viaggio sicuro o per una nascita.

Se partecipate, seguite l’atmosfera, non è necessario sapere tutto in anticipo. Semplicemente, osservate e adattatevi: il rispetto si nota subito, anche senza parlare la lingua. E se non siete sicuri, potete sempre aspettare e copiare i gesti degli altri presenti.

In questi casi è importante vestirsi in modo sobrio, spegnere il telefono e non scattare foto durante i momenti solenni.

Devo togliere le scarpe?

Dipende. Nella maggior parte dei templi e santuari, l’esterno è visitabile con le scarpe, ma se si entra in un padiglione interno o in un edificio chiuso al pubblico, potrebbe essere richiesto toglierle. Trovate sempre le indicazioni in modo chiaro.

Se vedete una fila di scarpe o una pedana in legno, toglierle è la norma. In alcuni casi vi verrà fornito un sacchetto per portarle con voi o delle ciabatte per camminare all’interno.

È segno di buona educazione avere calzini puliti e in buono stato. Può sembrare banale, ma in un ambiente così curato e rispettoso, anche questo fa parte dell’esperienza.

Gli amuleti e cosa farne

Amuleti giapponesi colorati disposti su un banco espositivo.
In molti templi e santuari potete acquistare omamori, i classici amuleti giapponesi portafortuna. Ce ne sono per ogni occasione: salute, studio, amore, viaggio sicuro, nascita, successo negli affari. Non sono souvenir qualsiasi: vanno trattati con rispetto, perché per i giapponesi sono oggetti sacri.

Di solito non si aprono, e vanno portati con sé o tenuti vicino all’oggetto che si vuole proteggere (come una valigia, una borsa, un’auto). Dopo un anno, o quando sentite che ha “finito il suo compito”, potete riportarlo al tempio o santuario da cui proviene, e lasciarlo lì per essere bruciato ritualmente. Se non potete farlo, tenetelo in un posto tranquillo, magari in casa.

Acquistarne uno è anche un modo per sostenere il tempio o il santuario, che spesso si mantengono proprio grazie a queste piccole donazioni.

Un consiglio personale

Se posso darvi un consiglio, è questo: non cercate di vedere troppi templi e santuari tutti insieme. Meglio visitarne meno, ma fermarsi un po’ di più. Sedersi su una panchina, osservare la gente del posto, guardare le offerte lasciate sull’altare, leggere i desideri scritti sulle ema, ascoltare i suoni.
Un tempio non si visita: si vive.

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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 20 anni fa.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).