Suicidi in Giappone

Quando si parla di Giappone, dopo il sushi una delle cose più famose è l’elevao tasso di suicidi. In questa pagina cercherò di analizzare questa triste realtà.

Sono davvero molti?

Il tasso di suicidi si misura in “suicidi all’anno ogni 100.000 abitanti“.

In Italia la media dei suicidi (uomini e donne) è di 6.3 suicidi l’anno ogni 100.000 abitanti. Significa che se abitate in una città italiana da 50.000 abitanti ogni anno ci sono all’incirca 3 suicidi.
In Giappone la media è 23.8, cioè se abitate in una città giapponese da 50.000 abitanti ogni anno ci sono più o meno 12 suicidi.
Si tratta di 4 volte tanto, che è un dato abbastanza contenuto; non stiamo parlando di “20 volte tanto”, ma di 4 volte. Se consideriamo i suicidi nascosti in Italia probabilmente la differenza è di 2-3 volte. E’ tanto ma non è nemmeno un dato così incredibile come si vuol far credere quando si parla di Giappone.

30.000 suicidi l’anno – uno ogni 15 minuti

E’ pur vero che non è un dato incredibile come ho scritto sopra ma sta di fatto che il Giappone ha 127 milioni di abitanti e calcolatrice alla mano significa che ci sono 30.000 suicidi all’anno, cioè circa 80 al giorno, o meglio ancora dire uno ogni 15 minuti.
In Italia invece dato che abbiamo circa 60 milioni di abitanti ed un rate di suicidi di 6 ogni 100 mila abitanti significa che ogni anno ufficialmente ci sono meno di 4000 suicidi, quindi più o meno uno ogni 2 ore.
Visto così il dato sui suicidi in Giappone mette già molta più paura, non credete.

Seppuku/Harakiri

Il Seppuku è lo storico rito del suicidio in Giappone, ci sono alcune differenze con l’Harakiri che vi invito a leggere su Wikipedia.
Il Seppuku è una forma di suicidio che veniva fatta in seguito a colpe più o meno grandi per poter morire con onore.
Tutt’ora ci sono casi di persone che per fallimenti di vario tipo decidono di suicidarsi come rispetto verso la società e per espiare le proprie colpe.

In Italia sono nascosti

In molti già lo sanno: in Italia molti suicidi sono nascosti soprattutto per non dare ulteriore dolore inutile alla famiglia e gli stessi famigliari negano l’evidenza. Non che questo sia sbagliato, ma poi nelle statistiche ufficiali ci sono delle grandi diseguaglianze. Se in Giappone non si fanno problemi ad ammettere che una persona si è suicidata in Italia ci sono molti più problemi.

Il mio treno in ritardo per suicidio

La prima volta che ho avuto problemi a causa di un suicidio è stato all’inizio di dicembre, ero appena stato al Museo Ghibli con mia moglie Mihoko e al ritorno a casa abbiamo notato che la Chuo Line aveva 10 minuti di ritardo e poi l’Hibiya Line e la Isesaki Line erano completamente bloccate.
Siamo riusciti ad arrivare a KitaSenju ma c’erano ancora almeno 15 minuti di treno prima di arrivare a casa ma tutte le linee erano ferme a causa di un suicidio.
Allora abbiamo fatto merenda da Afternoon Tea e poi siamo stati a mangiare in izakaya, poi le linee erano ancora ferme ed abbiamo dovuto prendere un taxi per andare a casa: costo 9000yen.
Lo so che l’ipocrisia di molti porta a pensare “cosa vuoi che siano 9000yen, pensa a quel poveretto che ha perso la vita”. I giapponesi quando vedono qualcuno che si vuole buttare sotto il treno gli urlano “non farlo!” ma una gran percentuale di questi che urlano sono persone a cui del poveretto non importa molto, gli importa solo che i treni non facciano ritardo e facciano di conseguenza ritardare migliaia di persone che giustamente vogliono tornare a casa o andare al lavoro.
Mi è stato detto che il giorno in cui il mio treno non è arrivato per colpa di un suicidio circa 35000 persone erano nella mia stessa condizione, cioè hanno dovuto temporeggiare per delle ore, con una notevole perdita economica oltre che di tempo.
Le opinioni degli italiani qua si dividono, c’è chi dice che si può portare pazienza e chi invece dice che se uno vuole suicidarsi può farlo in altri posti senza mettere in difficoltà migliaia di persone.

Aokigahara – la foresta dei suicidi

Ai piedi del Monte Fuji si trova la foresta Aokigahara, un luogo molto popolare per i suicidi in Giappone. Sparsi per i 35 ettari di bosco si trovano cartelli che invitano a non compiere l’estremo gesto ma nonostante questo tra le 50 e le 100 persone si suicidano qua ogni anno. Il motivo per cui in molti vanno ad Aokigahara per suicidarsi proviene da un romanzo degli anni ’60, Kuroi Jukai, in cui il protagonista si toglie la vita proprio in questo luogo.

Ti suicidi sui binari? la famiglia paga.

Quando qualcuno si butta sotto un treno c’è uno spargimento di sangue e pezzi di corpo incredibile. In Giappone per ripulire il tutto ci sono squadre più o meno specializzate che come prima cosa circondano l’area con dei teli in modo da non mostrare tutto quello schifo e poi puliscono tutto quanto in modo perfetto.
Questo ha ovviamente dei costi, anche elevati, che le società ferroviarie fanno poi pagare alla famiglia del povero deceduto. Giusto o sbagliato che sia, è abbastanza incredibile, non trovate?

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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).