Perché i giapponesi mettono le dita a V?

Probabilmente avrete notato tante volte la classica posa dei giapponesi che nelle foto si mostrano sorridenti e con l’immancabile segno di vittoria fatto con le dita. Forse vi starete chiedendo cosa significa questo gesto e da dove nasce questa usanza.

In realtà non significa affatto vittoria, bensì pace, e l’abitudine di mettere le dita a V nelle foto in Giappone nasce nel periodo del secondo dopoguerra, anche se questo gesto esisteva nel mondo sin dai tempi antichi, seppur non sempre con un significato positivo.

Le dita a V in passato

In Europa, fino all’800, il gesto aveva un senso dispregiativo: gli storici credono infatti si trattasse di un gesto di derisione fatto dagli arcieri inglesi nei confronti dei francesi, i quali avevano l’abitudine di tagliare indice e medio ai prigionieri di guerra britannici proprio perché erano le due dita usate per scagliare le frecce.  Col tempo questo gesto assunse il significato di vittoria: questo avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale, quando durante la propaganda inglese Winston Churchill fece il gesto V con le dita in segno di vittoria e come simbolo di resistenza all’invasione nazista. Da quel momento la campagna di propaganda inglese lanciò lo slogan “V for Victory” e mettere le due dita a V divenne un gesto sempre più popolare in quel periodo.

Lo stesso gesto venne ripreso anche in America nel dopoguerra ma con un significato diverso. Il simbolo V era infatti usato nelle proteste contro la guerra del Vietnam e assunse il significato di pace, diventando anche il gesto tipico della comunità di hippie. Fu proprio questo il significato che prese piede in Giappone, dove il gesto venne introdotto inizialmente dagli americani che lo usavano nel periodo dell’occupazione, nel dopoguerra, in segno di vittoria.

Il gesto V in Giappone

Solo negli anni ’80 però il gesto delle dita a V assunse l’attuale significato di pace in Giappone e prese piede come gesto immancabile in ogni scatto. C’è chi dice che fu grazie all‘atleta statunitense Janet Lynn che i giapponesi cominciarono ad appassionarsi alle dita a V: durante i giochi olimpici invernali del ’72 a Sapporo, la pattinatrice americana mise le dita a V nella foto scattata sul podio, esultando per il suo terzo posto ottenuto dopo una rovinosa caduta. Il suo atteggiamento affascinò subito il popolo giapponese, sorpreso di come la ragazza fosse gioiosa nonostante il sogno di vincere la medaglia d’oro fosse sfumato. La giovane, allora 18enne, conquistò immediatamente una folta schiera di fan nella Terra del Sol Levante.

Da allora Lynn fu intervistata e fotografata da vari media giapponesi che la ritraevano sempre con le dita a V: il suo gesto piacque così tanto che da allora i giapponesi mettono le dita a V in tutte le fotografie.

C’è da dire però che il gesto delle dita a V era già presente e diffuso nella cultura popolare giapponese grazie ai manga, con l’accezione di “vittoria”. Un esempio è il manga pubblicato nel 1968 con il titolo Kyojin no Hoshi, che in Italia è arrivato come anime con il titolo di “Tommy, la stella dei Giants” dove il padre del protagonista prima di un grande incontro, mostra al figlio le dita a V.

Secondo altre teorie, invece, la diffusione del gesto si deve soprattutto al cantante Jun Inoue,  star della popolare band giapponese Spiders e testimonial di vari prodotti commerciali, tra cui le macchine fotografiche del brand Konica. Nei vari spot pubblicitari e sui magazine, Inoue era ripreso mentre faceva il gesto V con le dita. Si pensa sia stato proprio questo ad associare il gesto alla fotografia negli anni ’80, con il boom delle macchine fotografiche e la nascita della cultura dei magazine e delle riviste femminili e del concetto di “kawaii”. Mettere le dita a V era infatti anche una tecnica consigliata alle ragazze per apparire più “kawaii” ovvero carine e simpatiche nelle foto e  si pensa proprio che il ruolo delle donne sia stato rilevante nella diffusione del gesto a V, che spesso era accompagnato dalla parola “pace” in giapponese.

Quando la cultura pop giapponese cominciò a diffondersi in buona parte dell’Asia negli anni ’80, la moda delle dita a V prese piede anche in Cina, Hong Kong, Taiwan e Corea del Sud e così oggi quasi tutti gli asiatici posano nelle foto facendo il gesto della V.

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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
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