Il Giappone è perfetto

Mi fa sempre pena chi, appena nomini il Giappone, si affretta a dire “eh ma il Giappone non è perfetto”, con l’aria di chi vuole smontare un’illusione. Ma ve lo dico: il Giappone è perfetto. Non perfetto in senso assoluto, ma perfetto nel senso più concreto e reale che la vita ti possa mostrare ogni giorno. Perfetto nella sua imperfezione. Perché proprio nell’esistenza dei difetti, delle contraddizioni, delle regole a volte assurde, dei silenzi e delle storture, si nasconde un equilibrio raro.

L’umanità è varia. E dev’essere varia. È giusto che esista chi ruba, chi urla, chi infrange le regole. Fa parte della natura umana. Ma una cosa è un portafoglio rubato ogni tanto, un’altra è un portafoglio rubato ogni cinque minuti, come succede altrove. Il Giappone non cancella l’umanità. La organizza. La incanala in un sistema che funziona, dove anche ciò che non funziona ha il suo posto, e non contagia tutto il resto.

Per questo io lo considero perfetto. Perché riesce dove gli altri falliscono. Perché mentre il mondo sprofonda nella confusione e nella mediocrità, il Giappone resiste con eleganza, precisione e civiltà. E in questo articolo vi spiego perché. Non per difenderlo, ma perché vivendoci, vedendolo ogni giorno, non riesco a chiamarlo in nessun altro modo: perfetto.

Indice

Sicurezza

In Giappone non devi guardarti alle spalle. Puoi camminare con la fotocamera al collo, lasciare il portafoglio sul tavolo, dimenticare un iPhone su un sedile del treno. È una di quelle cose che non capisci finché non lo vivi. Perché se hai passato la vita a stare attento, abbassare le difese è quasi difficile. Ti sembra assurdo che nessuno ti voglia fregare. E invece no. Non sto dicendo che non esistano crimini in Giappone. Certo che ci sono. Ma sono pochissimi, rari, e spesso silenziosi. La criminalità organizzata è un discorso a parte, ma non tocca la tua vita quotidiana. Quello che cambia è la base: qui il crimine non è la normalità.

Educazione quotidiana

È incredibile quanto sia normale essere trattati con rispetto. Dalle persone che lavorano nei negozi ai bambini che salutano nel quartiere, c’è un senso di armonia che ti travolge. E non è solo cortesia di facciata: è una forma di convivenza che parte dal basso. Le persone non ti spingono, non ti urlano addosso, non invadono il tuo spazio. Capita spesso che qualcuno dica: “Sì, ma è tutto finto, dentro reprimono tutto”. Sarà anche vero forse, ma è un problema loro, non tuo. Il fatto che io possa vivere bene, in pace, con una società che non mi aggredisce, è già qualcosa che altrove manca. E no, non è poco.

Pulizia ovunque

Non esiste un Paese del mondo dove le strade siano così pulite senza che ci siano cestini. È un mistero giapponese. “Mistero” tra virgolette però, perché lo spiego bene nell’articolo sui cestini in Giappone. In breve, è solo una questione culturale: ognuno si porta a casa la propria immondizia. Le città giapponesi, anche quelle immense, sono pulite in modo quasi irreale. E non perché passino ogni notte a lavare tutto, ma perché nessuno getta nulla per terra. E poi ci sono i bagni pubblici. Gratuiti. Puliti. Sempre. In qualsiasi stazione, parco, centro commerciale. Anche qui: sembra una cosa normale, ma nel resto del mondo non lo è per niente. Ovviamente esistono anche angoli sporchi, zone trascurate, vicoli con sporcizia. Ma un conto è trovare un posto sporco ogni tanto, un altro è vivere in un posto dove la sporcizia è la regola e la pulizia l’eccezione.

Trasporti da sogno

Il treno proiettile giapponese Shinkansen in viaggio da Kyoto a Hiroshima.
Il treno proiettile giapponese Shinkansen in viaggio da Kyoto a Hiroshima.
Chi vive in Giappone, prima o poi si abitua. Ma vi assicuro che i treni giapponesi sembrano fantascienza, se li paragonate con quelli italiani. Non solo sono puliti, puntuali, frequentissimi, ma coprono ogni angolo del Paese. Anche i paesini più sperduti hanno la loro fermata, il loro treno che arriva all’ora esatta. E non è solo lo Shinkansen a fare impressione. È l’intero sistema. A Tokyo, se perdete una metro, ce n’è un’altra dopo due minuti. E ogni volta vi porta esattamente dove volete andare. Spostarsi in Giappone è così facile che a volte sembra di giocare a un videogioco, non di viaggiare. Certo, gli ignoranti diranno “eh ma una volta ho trovato uno shinkansen in ritardo”…certo, se c’è un qualsiasi problema le linee vengono fermate per alcuni minuti, è ovvio. Ma il ritardo medio annualedello Shinkansen è di circa 20 secondi. Ripeto: venti secondi.

Civiltà in ogni gesto

Il Giappone è quel posto dove le persone si mettono in fila in automatico, senza bisogno di cartelli o controlli. Dove se salite su un treno pieno, nessuno fa rumore. Dove anche i senzatetto non chiedono l’elemosina, ma sistemano con cura le loro cose. Sono piccole cose, certo. Ma sono piccole cose che sommate fanno la differenza. E che rendono il Giappone una società che funziona, dove le persone si rispettano.

Una burocrazia che funziona

Se vivete in Italia, sapete quanto può essere stressante fare anche solo un documento. In Giappone no. Anche se non parlate giapponese, la maggior parte delle pratiche sono veloci, chiare, ordinate. Gli uffici pubblici funzionano, non perdete ore per un certificato. E se c’è un problema? C’è sempre qualcuno che vi aiuta, senza farvi sentire in colpa per aver chiesto. Sembra normale, ma quando vivi in un sistema che ti ostacola in tutto, queste cose cambiano la vita.

La bellezza delle cose semplici

Il Giappone ti educa a trovare bellezza nelle cose piccole. Un angolo di giardino curato, un dolcetto confezionato con cura, una carta colorata, un treno disegnato con facce buffe. Ogni dettaglio ha un valore. Ogni cosa è pensata per essere armoniosa. Anche andare a fare la spesa può diventare un’esperienza affascinante, se osservate la precisione con cui sono disposti i prodotti, la varietà dei cibi, l’estetica delle confezioni. Non è superficialità: è una forma di rispetto per chi compra e per chi guarda.

Anche i difetti fanno parte della perfezione

Certo che ci sono difetti. Il Giappone ha problemi di natalità, un mondo del lavoro pesante, discriminazioni, silenzi su tante cose. Ma sapete una cosa? I problemi esistono in ogni società. La differenza è che in Giappone sono incastonati in un sistema che funziona, e che li gestisce con disciplina, non con caos. E poi, molte critiche si smontano da sole, se le si guarda da vicino:

  • Natalità: fanno pochi figli, è vero. Ma intanto sono più del doppio degli italiani con una superficie totale del Paese molto simile a quella italiana (anzi, analizzando bene, la superficie abitabile è molto inferiore). Fino a quando deve crescere un Paese così piccolo prima di rallentare? Prima o poi è normale smettere di aumentare di numero.
  • Mondo del lavoro pesante: sì, alcuni lavorano tanto ma in realtà la maggior parte delle persone fa orari normali. E ci sono gratifiche, salari alti, possibilità reali di carriera. Molti giapponesi amano il proprio lavoro e ne vanno fieri.
  • Suicidi: i numeri reali dicono che in Europa ci si suicida di più. Studiate le statistiche! Ma fa comodo usare il “suicidio in Giappone” per criticare un mondo che non si conosce.

Il punto è che in Giappone anche le cose che non vanno sono contenute, non sfuggono al controllo e non avvelenano il resto della società. E questo, per me, è già una forma di perfezione.

La cura per l’estetica

Il Giappone è bello da guardare. Anche nei posti più semplici. Un minimarket in un quartiere sperduto è comunque ordinato, pulito, e con un certo gusto. Anche un bagno pubblico può avere una parete in legno, una musica di sottofondo, o una vista sul verde. È come se ogni dettaglio avesse dignità. Non si fa mai qualcosa “tanto per farla”. E questo vale anche per l’architettura, l’interior design, le vetrine, persino per come viene servito un onigiri. Tutto comunica: “questa cosa ha un senso”. E anche se non lo capisci subito, te lo senti addosso.

L’attenzione al cliente

Il Giappone è probabilmente il Paese dove il cliente è trattato meglio al mondo. Nei ristoranti, nei negozi, nei servizi: nessuno alza mai la voce, nessuno fa storie, nessuno sbuffa. Anche quando sbagli tu, ti trattano come se fossi comunque importante. Questa cultura del servizio è profonda, non è una recita. Fa parte di un’etica lavorativa molto seria, forse anche troppo. Ma da cliente, è una meraviglia. Puoi fare esperienze straordinarie anche solo andando a comprare una ciambella. E non è un modo di dire.

Solitudine che non pesa

In Giappone si può essere soli senza essere guardati male. Puoi mangiare da solo in un ristorante, andare da solo a un parco, passare una serata in silenzio senza che nessuno ti chieda “che c’hai?”. La solitudine qui è normale, non è stigma, non è tristezza automatica. Anzi, in un certo senso è rispettata. Può essere scelta, può essere vissuta con dignità, senza sensi di colpa. E dopo un po’, ti accorgi che è una forma di libertà che nei Paesi occidentali ci siamo dimenticati.

Tecnologia davvero utile

Il Giappone non è solo tecnologia “da mostrare”. È tecnologia che funziona, che serve davvero. Distributori automatici ovunque. Macchinette nei ristoranti per ordinare senza parlare. Treni che si allineano con precisione al millimetro. Bancomat che funzionano anche di notte. E soprattutto, cose semplici come i sistemi automatici nei bagni, le indicazioni multilingua nelle stazioni, o le musichette nei semafori per non vedenti. Non è effetto speciale: è un modo di migliorarti la vita senza nemmeno fartelo notare. E anche questo, nel mondo di oggi, è una forma rara di perfezione.

Il silenzio

Una delle prime cose che noti in Giappone è il silenzio. Ma non un silenzio freddo: un silenzio che protegge. Nei treni nessuno parla al telefono. Nelle caffetterie non c’è bisogno di alzare la voce. Per strada nessuno ti urla contro. Tutto è più ovattato. Anche nelle città enormi come Tokyo o Osaka, riesci a sentire il rumore dei tuoi passi, il fruscio degli alberi, il tintinnio dei bicchieri. Questo silenzio ti entra dentro. Ti permette di concentrarti, di stare bene anche da solo, di respirare meglio. E non è imposta da regole rigide. È semplicemente rispetto per lo spazio degli altri.

Conclusione

Se dopo tutto questo continuate ancora a dire “gne gne gne ma ha anche dei difetti”, allora mi dispiace dirvelo, ma non avete capito nulla dell’umanità. Non avete capito che la perfezione non è l’assenza totale di problemi, ma dipende da quanti problemi ci sono, da quanto spesso rovinano la vita delle persone, e da come vengono gestiti. Non è perfetto chi ha un mondo immacolato, ma chi riesce a far funzionare la società con ordine, rispetto e stabilità, anche con delle imperfezioni dentro. E soprattutto non avete capito che esistono Paesi dove si vive meglio non perché tutto è ideale, ma perché il caos non è normale, e certe cose che altrove ci esasperano, qui non esistono proprio. Io ci vivo. Lo vedo ogni giorno. E davvero, non riesco a chiamarlo in nessun altro modo: perfetto.

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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 20 anni fa.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).