Esperanto

Non sarebbe bello vivere in un mondo senza barriere linguistiche in cui tutti possano comunicare con tutti usando la stessa lingua? Questo è quello che sognava Ludwik Lejzer Zamenhof, un medico e linguista polacco che tra il 1882 e il 1887 creò a tavolino una lingua artificiale: l’esperanto. Zamenhof partì dalle regole grammaticali di altre lingue e decise di proporne una versione più semplice, con il sogno che diventasse un giorno una lingua internazionale e neutrale. C’è chi la considera solo una visione utopistica, eppure ancora oggi l’esperanto è la lingua artificiale più diffusa al mondo ed è ancora una lingua “viva”: ci sono corsi autodidattici online, ricerche e corsi di studio universitari, programmi radiofonici, riviste, libri, convegni, incontri, eventi e gruppi dedicati alla promozione e allo studio di questa lingua. I valori di pace e fratellanza su cui si basa questa lingua fa sì che l’esperanto abbia ricevuto numerosi riconoscimenti e venga presa come punto di riferimento da tantissime organizzazioni internazionali, come l’Onu e l’Unesco.

Perché imparare la lingua Esperanto?

Molti di coloro che studiano o hanno studiato le lingue straniere a scuola penseranno che in fondo l’esperanto sia una lingua inutile: perché si dovrebbe imparare un’altra lingua quando già abbiamo passato anni a cercare di imparare le regole della grammatica inglese, tedesca, francese, ecc. con tanto di corsi e viaggi studio all’estero? Oggi la lingua internazionale per eccellenza è l’inglese, che viene utilizzata in ogni forma di comunicazione tra governi, associazioni e aziende di vari paesi; l’egemonia di questa lingua nasce però da motivi puramente economici, storici e militari ed è stata accompagnata dall’affermazione degli Stati Uniti come la più grande potenza mondiale, in seguito al termine della Seconda Guerra Mondiale. L’uso dell’inglese e di altre lingue nazionali avvantaggia però solo alcune culture e alcuni paesi ricchi e con un efficiente sistema scolastico, a discapito di altre nazioni più svantaggiate.

L’esperanto, invece, non essendo legato a nessuna cultura e a nessun paese, è per sua natura egualitario e quindi non avvantaggia e non danneggia nessun popolo.

L’esperanto è anche una lingua molto utile per comunicare e stringere amicizie in tutto il mondo, soprattutto in quei paesi e culture lontani dove l’inglese o le altre lingue nazionali sono poco parlate e poco diffuse. È  difficile quantificare con precisione il numero di persone che parlano l’esperanto, ma grazie a numerose iniziative, come il Pasporta Servo, è possibile viaggiare nel mondo facendosi ospitare  dagli esperantisti: si tratta in sostanza di un servizio di couchsurfing gratuito che consente a chi sta imparando questa lingua di usarla per potersi immergere completamente in una cultura straniera e comunicare con la popolazione locale. Sul sito Pasporta Servo sono indicati gli indirizzi di tutti gli esperantisti che vivono in circa 90 paesi.

Ritornando alla premessa iniziale, riflettiamo anche su quanti di noi o delle persone che conosciamo, nonostante anni di studio delle lingue straniere, siano davvero in grado di parlare fluentemente o di comprendere senza problemi almeno una di esse, un po’ perché non le utilizziamo quotidianamente, ma anche perché alcune regole grammaticali o di pronuncia ci risultano ancora difficili da capire. Bè, in questo l’esperanto ha una marcia in più: una grammatica semplice e logica che si basa su pochissime regole. Essendo nata infatti con lo scopo di poter essere imparata da tutti, è la lingua più facile al mondo.

Le caratteristiche dell’esperanto

Anche nella sue caratteristiche grammaticali e lessicali l’esperanto si presenta come lingua egualitaria e democratica, proprio perché sebbene le radici di questa lingua siano da ricercare principalmente nelle lingue europee, ci sono poi parole che attingono alle lingue orientali, come l’arabo e il giapponese, e da lingue “morte” come il latino e il greco. Altri vocaboli, invece, sono stati invece inventati a tavolino da Zamenhof.  La grammatica dell’esperanto è davvero essenziale e si basa su 16 regole principali e non sono previste eccezioni.  Anche la pronuncia è molto più semplice: ogni parola si legge così come viene scritta e ogni lettera corrisponde a un solo suono. L’alfabeto dell’esperanto è formato da 23 consonanti e cinque vocali.  

Dove imparare l’esperanto

Ciò che differenzia l’esperanto dalle altre lingue che furono coniate con gli stessi ideali è che ancora oggi sopravvive soprattutto grazie a internet: la rete è diventata una risorsa essenziale per la sua diffusione e l’insegnamento. Oltre ai corsi disponibili in rete (tra cui Kurso de Esperanto), si possono consultare siti dedicati alla letteratura e alla storia di questa lingua, e restare aggiornati sui vari eventi organizzati tramite i portali delle associazioni nazionali e internazionali. Una volta apprese le basi della lingua è possibile approfondirne la conoscenza ascoltando programmi di web radio interamente in lingua Esperanto. Ma anche internet, a sua volta, si sta aprendo a questa lingua:  alcuni sistemi operativi consentono infatti di impostare l’interfaccia grafica del computer nella lingua esperanto.

In Italia è possibile informarsi sui vari corsi e sui seminari dedicati alla lingua presso il gruppo esperantista della propria città o la Gioventù Esperantista Italiana, la quale offre anche corso gratuito di lingua esperanto, il cosiddetto Kirek, che si svolge sempre online tramite posta elettronica.

Critiche e discussioni

La diffusione dell’esperanto ha però generato anche molte critiche, perché come molti sostengono, essendo una lingua “artificiale” manca di un elemento essenziale che caratterizza normalmente tutte le lingue: l’aspetto culturale. Una lingua si evolve e si arricchisce nel corso dei secoli, inglobando alcuni aspetti tipici della cultura di un paese, ed è proprio per questo motivo che quando si studia  una lingua straniera vengono spesso associati corsi culturali che aiutano a comprendere ancora meglio la nascita di alcune metafore, modi di dire, ecc. Questo ovviamente non può avvenire per le lingue come l’esperanto, altrimenti la lingua si evolverebbe e si produrrebbe una diversificazione a seconda della cultura locale, dando vita ad una serie di dialetti. Ciò nonostante l’esperanto ha subito nel corso degli anni una serie di modifiche per stare al passo con i tempi, come l’introduzione di nuovi vocaboli legati all’avvento della tecnologia e del progresso.

D’altra parte gli esperantisti sostengono l’uso dell’esperanto solo come seconda lingua internazionale, per facilitare la comunicazione tra parlanti di lingue diverse, affiancandola alle lingue nazionali, ma senza sostituirle. Se ci pensiamo, è un po’ quello che avviene con la nostra lingua, l’italiano, che da tanti anni convive al fianco di tantissimi dialetti regionali.

Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Mi piace viaggiare, in particolare in Asia e non solo, e scoprire cibi, posti e culture.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
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