Taiko

Se partecipate a qualche festival o evento speciale in Giappone, sicuramente vi capiterà di assistere a spettacoli di musica dal vivo in cui lo strumento musicale protagonista è un particolare tipo di tamburo giapponese chiamato taiko. Si tratta di uno strumento musicale realizzato principalmente in legno e la cui produzione segue un procedimento molto complesso tanto che a volte può richiedere anche diversi anni. A livello nazionale il termine taiko indica un tipo specifico di tamburo, mentre in altri paesi con questo nome ci si riferisce a tutti i tamburi giapponesei, mentre le performance musicali di questo strumento vengono definite kumi-taiko.

Ma il taiko non è semplicemente uno strumento musicale: questo oggetto ha radici antiche e profonde nella storia e nella cultura del paese e fin dai tempi antichi è stato utilizzato durante le feste, i riti religiosi e negli spettacoli teatrali.

L’origine di questo strumento è ancora oggi avvolta nel mistero e si trova nel mezzo tra storia e mitologia, poiché la nascita del taiko, secondo quanto afferma la tradizione giapponese, è legata ad alcune leggende popolari,  mentre in base agli studi di storici e archeologi questo strumento era già presente in Giappone nel periodo Kofun, nel VI secolo, e la sua introduzione nel paese fu una conseguenza della forte influenza culturale di Corea e Cina. Qualunque sia la verità, è certo che il taiko ha da sempre svolto un ruolo di primo piano, accompagnando con il suo suono ogni momento cruciale della vita delle persone e del paese, dalle guerre, alle cerimonie religiose fino ai momenti di festa. Oggi questo strumento è un simbolo della tradizione e della storia del paese e gli spettacoli kumi-daiko, nati nel 1951, sono diffusi tutt’oggi non solo in Giappone, ma anche all’estero, e prevedono l’utilizzo di vari tipi di tamburo, da quelli più grandi a forma di barile, chiamati nagado-daiko a quelli più piccoli, i cosiddetti shime-daiko; il suono dei tamburi è spesso accompagnato dalle voci dei cantanti o dalla melodia di altri strumenti musicali.

Le origini

Come già anticipato, ci sono molte ipotesi sulla nascita del taiko. Secondo alcuni racconti storici, nel 588 d.C. un giovane ragazzo giapponese si sarebbe recato in Corea per studiare un tipo di tamburo di origine cinese denominato kakko e dai suoi studi sarebbe poi nato il taiko. In base ad alcuni rilevamenti archeologici, invece, si ritiene che il taiko fosse già in uso nel VI secolo in Giappone; il ritrovamento nella zona di Sawa di alcune statuine haniwa risalenti al periodo Kofun, raffiguranti dei suonatori di tamburi confermerebbe questa teoria. Ad oggi si tratta della testimonianza più antica legata all’uso del taiko. Comunque sia è certo che la tradizione giapponese abbia subito delle influenze dalla cultura cinese e coreana per quanto riguarda l’impiego del taiko: alcuni stili musicali e di danze tradizionali, come il gigako e gagaku, che solitamente venivano eseguiti a corte dell’imperatore o presso i templi e i santuari durante le cerimonie buddiste,  sono stati importati proprio da questi due paesi.

Nell’ambito della mitologia invece, in uno dei libri più antichi del Giappone si narra una leggenda molto affascinante sulla nascita del taiko: la divinità Ameratsu, che si era ritirata in una grotta, decise di uscire dal suo rifugio perché attratta dal ballo della dea Ame-no-Uzume la quale, dopo aver svuotato un barile di sakè, salì su di esso e iniziò a danzare. Da questa storia mitologica nacque la musica taiko.

Gli spettacoli

Esistono vari generi di spettacoli musicali realizzati con i taiko e si differenziano tra loro per il repertorio, la scelta degli strumenti e il numero dei componenti che suonano e cantano. Alcuni musicisti del passato fecero da apripista ad alcuni generi musicali che ancora oggi sono molto diffusi sia in Giappone che all’estero. Tra questi, il celebre Daihachi Oguchi che dopo essersi a lungo dedicato alla musica jazz decise di realizzare uno spettacolo che prevedesse la presenza in contemporanea di un gruppo di suonatori di taiko; l’influsso di alcune sonorità e ritmi del jazz e il suono di un gruppo taiko diedero vita ad un nuovo genere, conosciuto oggi come kumi-daiko. Oggi le band che suonano i taiko sono molto numerose in Giappone (se ne contano circa 5.000) e  una delle più famose a livello internazionale e nazionale si chiama Kodo.

Le esibizioni di taiko richiedono un grande impegno e studio poiché nulla è lasciato al caso; non si tratta solamente di saper suonare il tamburo, ma esistono delle regole ben precise, come la postura del corpo e i movimenti, che è necessario rispettare. Alcuni movimenti o posizioni del corpo prendono ispirazioni dalle arti marziali e sono fattori molto importanti per giudicare la qualità di una performance. Oltre alle arti marziali, gli spettacoli di taiko sono guidati dai principi del buddismo zen, che regolano i rapporti tra i componenti del gruppo e con il pubblico sulla base del rispetto, della comunicazione e dell’armonia.

In alcuni concerti il suono dei taiko si accompagna ad altri strumenti, come il gong o gli strumenti  a fiato, spesso utilizzati negli spettacoli teatrali. Anche l’abbigliamento è studiato nel minimo dettaglio e esistono vari generi di costumi tradizionali indossati dai musicisti durante le esibizioni, tra cui quello forse più famoso è l’happi, un soprabito leggero e decorato, al quale si abbina una fascia tradizionale per i capelli chiamata hachimaki.

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Marco Togni

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Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
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