Ponte Williamsburg

Percorrendo la sua passeggiata tra il 1959 e il 1961 avreste potuto udire in sottofondo le note del sassofono del grande musicista jazz Sonny Rollins, che veniva ad esercitarsi all’ombra del ponte per non disturbare i suoi vicini di casa. Oggi il rumore della metro e delle macchine interrompe un po’ il silenzio ma questo non toglie nulla alla magia che si respira sul Ponte di Williamsburg. Un ponte sicuramente meno famoso di altri e per questo meno frequentato dai turisti, ma sicuramente molto utilizzato dai newyorchesi che sfrecciano sulle loro biciclette in direzione di Manhattan o fanno jogging godendosi il bellissimo panorama di New York.

Se passeggiate attraverso il Lower East Side o Brooklyn vale la pena fare un piccola deviazione per attraversare il ponte e perdersi con lo sguardo sullo splendido skyline della città e dell’East River.
Oggi il Ponte di Williamsburg collega la parte sud-orientale di Manhattan al giovane e creativo quartiere di Williamsburg, ma in realtà è un ponte molto antico.

Passeggiare sul Ponte

Il Ponte di Williamsburg Bridge ha una corsia riservata per i pedoni e una per i ciclisti, tra le quali però non c’è alcuna barriera o divisione se non una linea tracciata sull’asfalto, quindi vi consiglio di fare attenzione e guardare la segnaletica per non venire investiti dai ciclisti che sfrecciano a tutta velocità. Anche l’entrata è separata: per i pedoni l’accesso a Brooklyn è sulla Berry Street tra la South 5th e la South 6th Street, mentre i ciclisti entrano qualche isolato più a est, alla Washington Plaza (Roebling e South 4th Street). Anche se si è tentati di accedere nel punto più vicino e più comodo, rispettate le regole perché potrebbe essere molto pericoloso.  Dalla parte di Manhattan, invece,  pedoni e ciclisti condividono la stessa rampa di accesso  tra la Clinton Street e Delancey e potete distinguere poi la vostra corsia dal disegno raffigurato sul pavimento. Allo stesso modo, se attraversate il ponte in bicicletta, fate attenzione ai pedoni che potrebbero invadere inconsapevolmente la corsia dei ciclisti.

Ovviamente potete fare anche il tragitto in metropolitana su uno dei treni della linea J/M/Z ma in questo modo non potete godervi al meglio il paesaggio! Potete però fare l’andata in treno fino a Williamsburg, esplorare il quartiere e poi ritornare a piedi. Vi consiglio in ogni caso di indossare delle scarpe comode e di portare con voi una giacchetta o un foulard perché sul ponte tira molto vento. Non dimenticatevi inoltre di portare la vostra macchina fotografica per immortalare la splendida vista: da qui si vede, a sud, il Ponte di Brooklyn, mentre a nord si può ammirare Roosevelt Island e il Queensboro Bridge; ai lati avete da una parte lo skyline di Manhattan e dall’altro Brooklyn. Vi suggerisco di fare la passeggiata al tramonto quando la vista si fa ancora più suggestiva.

Uscendo dal ponte nel quartiere di Williamsburg, tra la South 5th Place e Havemeyer Street trovate diversi spazi pubblici che insieme formano la Williamsburg Bridge Plaza, conosciuta anche come Washington Plaza o George Washington Monument Park. Questa area comprende la Continental Army Plaza, dominata dalla scultura di George Washington a cavallo, e il parco giochi per bambini LaGuardia Playground. È un ottimo punto in cui riposarsi e fare un picnic all’aperto. Accanto al ponte si trovano anche diversi ristoranti e bar in cui fare uno spuntino.

Galleria Foto


Informazioni e mappa

Nome: Ponte Williamsburg

Nelle vicinanze:

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Un po’ di storia

La costruzione del Ponte di Williamsburg iniziò nel 1896 poiché lo sviluppo della città rese necessario avere un altro ponte che collegasse Manhattan ai quartieri periferici. Nonostante un incendio danneggiò pesantemente la struttura nel 1902, i lavori proseguirono senza sosta fino all’apertura, nel 1903. All’inaugurazione il Williamsburg Bridge era il ponte sospeso più lungo al mondo, oltrepassando i 2 km di lunghezza, ma non era invece ai primi posti per la sua bellezza: venne allora definito uno dei ponti più brutti della città, per via delle torri di sostegno in acciaio che gli danno un aspetto meno elegante rispetto ad esempio alle torri in pietra neogotiche del Ponte di Brooklyn. Ma l’ingegnere capo del progetto, Leffert Buck, optò per l’acciaio per rendere la struttura più forte in quanto avrebbe dovuto sostenere il peso dei treni e dei veicoli, ma al tempo stesso più leggera rispetto ad una costruzione in pietra. C’è da dire che Leffert Buck aveva lavorato con Gustav Eiffel nella realizzazione della Torre Eiffel, a cui si era ispirato nonostante anch’essa non fosse stata accolta molto bene dai critici. Il nome del ponte è un omaggio al Colonnello Jonathan Williams che lavorò per lungo tempo al servizio del governo americano, ma negli anni che seguirono il completamento del ponte, la struttura venne soprannominata “Jews’ Highway” (autostrada degli ebrei) perché tantissimi immigrati ebrei che vivevano nel Lower East Side si trasferirono a Brooklyn, nel quartiere di Williamsburg, grazie proprio alla presenza del ponte che gli permetteva di spostarsi comodamente tra Brooklyn e Manhattan. Purtroppo dopo tanti anni di trascuratezza e degrado, nel 1988 il ponte fu chiuso per  un breve periodo al traffico poiché presentava gravi danni strutturali che ne aumentavano la pericolosità. Per questo il ponte fu sottoposto ad una lunga opera di restauro che durò più di un decennio e che portò a creare una nuova pista ciclabile e un accesso per i disabili. È l’unico ponte sospeso di New York che ancora oggi prevede il passaggio di treni e auto, oltre ad avere una corsia per biciclette e pedoni.

Nel 2003, in occasione dell’anniversario per i 100 anni del ponte, la Continental Army Plaza divenne il teatro di vari eventi, mercatini, spettacoli e una mostra sulla storia del ponte ed è stata organizzata una marcia attraverso il ponte.

Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Mi piace viaggiare, in particolare in Asia e non solo, e scoprire cibi, posti e culture.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
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