Villaggio di Moken, gli zingari del mare.

Moken

I Moken (chiamati anche Mawken o Morgan), appartengono all’etnia austronesiana, e sono un gruppo di circa 3.000 persone nomadi con base marina. L’idioma fa parte delle lingue austronesiane ed abitano le coste occidentali della Thailandia, nel Mare delle Andamane.

La popolazione si riferisce a se stessa con il nome di Moken, ma in Thailandia viene anche definita Chao Ley (gente di mare) o Chao Nam (gente d’acqua).
Gli zingari del mare, come vengono comunemente definiti anche negli altri Paesi, vivono soprattutto a bordo delle loro imbarcazioni e si nutrono della flora e della fauna del luogo, utilizzando strumenti per la caccia e la pesca molto rudimentali e semplici, come lance e reti. Tutto ciò che non viene immediatamente consumato, viene essiccato sulle imbarcazioni e scambiato nei mercati locali con altri prodotti di prima necessità.

La loro origine

Sono sempre stati una popolazione autosufficiente. La loro lingua non include termini come “voglio”, “prendo”, “mio” – il denaro e gli altri beni materiali non sono mai stati l’obiettivo principale dei Moken, ed anche le loro imbarcazioni tradizionali in legno sono state progettate per dimostrare che non hanno nulla da rubare. Gli archeologi pensano che queste persone austronesiane siano migrate dal sud della Cina circa 4.000 anni fa, navigando verso nord dalla penisola malese, e vagando tra la Birmania e le isole vicine alla Thailandia per secoli. Ora ci sono 1.000 Moken che vivono lungo la costa e le isole della Thailandia.

I Moken oggi

Durante il periodo dei monsoni, la popolazione si rifugia su imbarcazioni più resistenti, o in piccole capanne fatte di bambù; grazie al moltissimo tempo passato sott’acqua, i loro bambini sviluppano una particolare predisposizione per le immersioni.
Alcuni dei birmani Moken sono ancora nomadi che vagano per il mare per la maggior parte della loro vita, in piccole imbarcazioni di legno fatte a mano, chiamate “kabang”, che non sono semplicemente un mezzo di trasporto, ma fungono anche da cucina, camera da letto e soggiorno. Tuttavia, è uno stile di vita pericoloso, e sembra che stia andando in disuso.

I governi birmani e thailandesi hanno fatto numerosi tentativi per inglobare queste popolazioni nomadi nella propria cultura, ma con pochi successi effettivi. I Moken thailandesi vivono in villaggi situati nelle Isole Surin (Mu Ko Surin National Park), nella provincia di Phuket, sulla costa nord occidentale dell’isola Phuket, e sulle vicine isole Phi Phi della provincia di Krabi.
Il Mare delle Andamane è stato oggetto di attento esame da parte del regime birmano, attorno ai primi anni ’90, a causa di sorgenti petrolifere scoperte da società multinazionali. I rapporti con le popolazioni nomadi si sono fatti molto tesi, in quanto i Moken sono stati temporaneamente costretti ad abbandonare le acque per rifugiarsi nei villaggi sulla terra ferma.

Lo tsunami del 2004

Gli zingari del mare avevano previsto l’arrivo dello Tsunami nel dicembre 2004 ed infatti molti di loro riuscirono a salvarsi; un po’ meno le loro imbarcazioni, soprattutto sui villaggi costieri di Phang Nga, dove le barche furono devastate. Ma molte delle loro vite furono risparmiate dall’impetuosità dell’onda gigante.
C’era un silenzio particolare quel giorno, secondo le testimonianze di qualche zingaro del mare; a terra i paguri erano agitati e si muovevano verso la foresta, incauti e indifferenti ai richiami degli uccelli predatori. Tutti i pesci erano emersi in superficie, mentre il mare era calmo, uno specchio. Non c’era un alito di vento, ma si sentiva nell’aria qualcosa di insolito.

L’onda apparve da lontano, bianca, alta, sembrava quasi una nave. I Moken, esperti navigatori, riuscirono a portare parte delle loro imbarcazioni in mare aperto, il luogo per assurdo più sicuro al momento dell’onda anomala, come avevano imparato da secoli, attorno al fuoco, dai racconti dei loro avi e degli anziani del villaggio.
Più di 230.000 persone morirono in quel maledetto giorno, tra turisti ed indigeni, ma quasi tutti i Moken si salvarono, chi evacuò le capanne ben prima dell’avvento dello Tsumani, chi si rifugiò in mare aperto. Tutto sommato, per gli zingari del mare, quel giorno non fu la devastazione completa.
E furono tra i pochi, dopo il disastro, a raccogliere le vittime in mare e tra il fango, con le loro piccole imbarcazioni, per dare degna sepoltura a chi era stato meno fortunato o meno esperto.

Ai Moken fu offerto rifugio sulla terraferma, ed ai monaci fu dato il compito di distribuire le risorse necessarie alla sopravvivenza. La situazione durò ben poco, però: molti degli zingari del mare se ne tornarono sulle imbarcazioni e sulle piccole isolette, rifiutando gli aiuti. Sono stati però seguiti da una marea di operatori umanitari, turisti e giornalisti. Tante troupe televisive hanno raggiunto le isole per girare reality, show, convincendoli ad indossare abiti del popolo “civile” e di convertirsi ad altre religioni.

La Civilizzazione

Dopo lo Tsunami, una potente e nuova minaccia comparve all’orizzonte, per minare le tradizioni ed il loro sistema di vita: il turismo di massa e la cosiddetta “civilizzazione”.
Con il denaro proveniente dagli aiuti umanitari, sono state nel tempo costruite varie migliorie alle zona abitate dai Moken: un sistema di acqua corrente, le fognature, energia elettrica mediante i pannelli solari. Ma gli zingari del mare non avevano una buona predisposizione nel vivere in comunità, e tutti i servizi costruiti si rivelarono in breve non adeguati. I rifiuti accumulati e l’acqua stagnante hanno portato ben presto allo sviluppo di malattie quali la malaria, la tubercolosi e la dissenteria.

Il marketing e la disinformazione hanno regnato sovrani in questo processo di “civilizzazione” nei confronti dei Moken, che non hanno avuto una reale informazione sull’utilizzo delle strutture e sono stati lasciati in balia di un mondo evoluto che loro non avevano richiesto.
La maggior parte delle associazioni di beneficenza si è appunto dimenticata di affrontare i bisogni educativi che aiutassero i Moken ad adattarsi al nuovo ambiente. Alcune madri smisero di allattare i loro bambini, utilizzando il latte condensato, ed i bambini stavano bevendo il caffè come se fosse cioccolata. Quando hanno iniziato a consumare gli zuccheri più raffinati, grassi saturi, sale e alcol, c’è stato un aumento delle malattie del benessere - diabete, malattie cardiache, cancro, pressione alta, purtroppo però senza accesso all’assistenza sanitaria necessaria per trattarle.

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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Mi piace viaggiare, in particolare in Asia e non solo, e scoprire cibi, posti e culture.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
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