Come essere estroversi

Nonostante ciò che si possa pensare, essere estroversi non ha nulla a che vedere con la sicurezza interiore, l’autostima e il credere in se’ stessi: sono molti infatti ad essere estroversi pur restando fondamentalmente insicuri. L’estroversione è un atteggiamento che si può facilmente imparare, con buona volontà e un po’ di esercizio.

In realtà la timidezza non è un tratto innato del carattere o della personalità, al contrario, è un comportamento che si sceglie di adottare in determinate situazioni.
Per combattere la timidezza e diventare estroversi occorre innanzitutto convincersi che essa altro non è se non un comportamento che si può facilmente correggere, basta mettere in pratica alcuni utili consigli.
Occorre poi aggiungere che la timidezza non pone necessariamente un freno all’espressione della personalità: basti a pensare a tutti quegli attori, cantanti o personaggi pubblici che, nonostante il loro ruolo, risultano essere persone estremamente timide in altri contesti.

Parlare ed esprimersi senza remore significa anche assumersi il rischio di venire criticati e di essere messi in discussione, o di mostrarsi come si è, con le proprie debolezze. Tutto questo blocca molte persone e contribuisce a renderle introverse.
L’estroversione non è scritta nel DNA, è al contrario una capacità e come tale può essere appresa.
Alcune persone hanno questa capacità innata e appaiono in tutto e per tutto come dei veri e propri animali sociali, mentre altre imparano ad esserlo. La mente è plasmabile e ha una strabiliante capacità di adattarsi.

Auto-analisi

Per superare la timidezza, è importante farsi un esame interiore e cercare di capire quali siano le cause scatenanti di tale atteggiamento. Quando ci troviamo in una situazione che ci porta all’introversione, cos’è che la innesca? Come reagisce il nostro corpo? Se si prende consapevolezza del meccanismo che ci impedisce di essere estroversi, sarà più facile tentare di contrastare tale meccanismo.
Molto dannose sono tuttavia le elucubrazioni mentali che spesso ci annebbiano la mente, attirando nient’altro che negatività. Talvolta la propria voce interiore può diventare il peggior nemico, vanificando gli sforzi per diventare estroversi, e inquinandoci con pensieri come “Tanto non ce la farò mai”.
La ricerca lo conferma: le persone positive e felici hanno più successo. Per sconfiggere il demone della timidezza, è fondamentale tenere sotto controllo queste voci.

Un passo alla volta

I migliori risultati sono quelli che si conquistano nel tempo, senza fretta e senza porsi aspettative troppo alte. Essere estroversi è un risultato troppo grande da raggiungere in breve tempo, in quanto è un concetto astratto: se perdere peso è un obiettivo misurabile e verificabile, diventare estroversi non lo è. Pertanto anziché dire a se’ stesso “devo essere estroverso”, il metodo migliore è quello di porsi degli obiettivi, come ad esempio fare conversazione o rivolgere la parola ad uno sconosciuto.
L’importante è fare in modo che gli obiettivi, almeno all’inizio, siano di facile approccio, come ad esempio provare a passare qualche minuto in più insieme ai colleghi durante la pausa caffè, o provare a scambiare qualche parola in più con il barista presso cui si fa colazione ogni giorno. Sono tutte piccole vittorie che ci fanno sentire pronti per sfide più grandi.

Allenare l’arte della conversazione

La conversazione è uno degli aspetti più importanti quando ci si pone l’obiettivo di superare la timidezza e diventare estroversi.
Un buon esercizio potrebbe essere quello di sviluppare una sana curiosità verso coloro che ci circondano e conseguentemente imparare a fare domande in modo da instaurare una conversazione e abbattere quella barriera che impedisce agli introversi di aprirsi al mondo.
Anche i più timidi, una volta innescato il dialogo, si lasceranno trasportare, scoprendo piano piano quanto sia facile interagire con gli altri in maniera aperta e spontanea.
Se si è già scambiato un contatto visivo o un sorriso, provare a rompere il ghiaccio con una domanda, che non sia il classico “come va”: ad esempio, “Com’è questo libro?”, “Hai già mangiato in quel nuovo ristorante?” ecc.
Anche fare dei complimenti può essere un ottimo esercizio, a patto di fare in modo che i complimenti siano sinceri e sentiti, in quanto un complimento forzato si riconosce subito. Ad esempio: “che belle scarpe, stanno molto bene con la tua gonna” oppure “che buon profumo che hai, cosa usi?”.
Le prime conversazioni fra due persone solitamente riguardano questioni in comune. Se si fa lo stesso lavoro o si hanno amici in comune, il gioco è presto fatto, basta esordire con qualche domanda che rientri nella sfera comune degli interessi.
Se si ha a che fare con qualcuno che non si conosce e che si è appena conosciuto, la tattica è quella di prendere spunto da ciò che ci circonda, magari facendo qualche osservazione sull’autobus che non arriva o sul bar lì vicino.

L’importanza di un sorriso

Un esercizio semplice quanto efficace. Sorridere. Porsi come obiettivo quello di sorridere alle persone, amici, parenti o sconosciuti, ma farlo almeno una volta al giorno.
Non deve essere per forza un sorriso esagerato e forzato, basta anche un breve sorriso. Con un po’ di allenamento si scoprirà che sorridere ad una persona non appena entra nel proprio campo visivo può diventare un gesto istintivo ed estremamente utile per imparare l’arte dell’estroversione.
Se da un lato è decisamente più facile sorridere a qualcuno che si saluta, dall’altro sorridere senza una valida ragione, può spaventare, ma proprio per questo rappresenta un ottimo esercizio.

Il contatto visivo

Mantenere il contatto visivo con il proprio interlocutore è una delle chiavi per imparare ad essere estroversi, e al tempo stesso è anche uno degli esercizi più difficili.
Se non si mantiene il contatto visivo, l’altra persona avrà la sensazione che stiamo pensando ad altro. Dall’altro canto è pur vero che fissare insistentemente l’interlocutore mette a disagio.
L’ideale è guardare l’interlocutore negli occhi soprattutto in determinati momenti, ossia mentre si pone una domanda e quando si risponde ad una domanda, il modo da mantenere attivo il canale della comunicazione.

Il linguaggio del corpo

La maggior parte della comunicazione è di tipo non verbale.
Il modo in cui camminiamo, ci sediamo, stiamo in piedi o compiamo qualsiasi azione, dice molto a proposito del nostro stato d’animo. La postura comunica una serie di messaggi e può essere oggetto di valutazione nel determinare il grado di coinvolgimento di una persona rispetto ad una data situazione.
Per dimostrarsi estroversi e ben disposti a iniziare una conversazione, occorre imparare ad adottare una postura che comunichi apertura, evitando di tenere le braccia incrociate o giocherellare con il cellulare, e tenendo la testa alta e il sorriso sulle labbra.
Gesti come una stretta di mano o un abbraccio rappresentano un canale di comunicazione non verbale basato sul senso del tatto: per capire a fondo l’importanza di un simile gesto, è sufficiente pensare all’effetto che può avere una stretta di mano più vigorosa, rispetto ad una più debole. Una stretta di mano esitante trasmette nervosismo e insicurezza.

Un po’ di sana finzione

In linea di massima, molte persone sono animate dal desiderio di apparire come dei leader agli occhi degli altri, e questo le carica di responsabilità. Apparire sicuri e credibili fa sì che gli altri tendano a credere in ciò che diciamo o facciamo. Questo deve essere l’esercizio da metter in pratica per diventare estroversi: se si “finge” di essere un animale sociale e ci si auto-convince di esserlo, nessuno penserà il contrario. In altre parole, comportarsi da estroverso porta a diventarlo davvero.

Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Mi godo la vita in ogni sua forma.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
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