Cyberbullismo

Con il termine cyberbullismo, purtroppo divenuto assai frequente nelle cronache di tv e giornali, si indicano tutti quegli atti comunemente associati al bullismo (provocazioni, molestie, violenza verbale e fisica) in questo caso effettuati con i moderni mezzi virtuali: internet, social network, e-mail, cellulare ecc.
Un esempio classico di cyberbullismo è la pubblicazione di foto in qualche modo compromettenti da parte di ragazzi o ragazze che decidono in questa maniera di ridicolizzare pubblicamente il soggetto delle foto.
Esattamente come il bullismo, anche il cyberbullismo ha lo scopo di infastidire, offendere, spaventare e umiliare la vittima.

Nelle comunità virtuali il cyberbullismo può essere effettuato da un gruppo di persone, con denigrazioni o azioni finalizzate ad impedire che la vittima prescelta partecipi alla vita della comunità.
I cyberbulli trovano il loro habitat naturale nelle comunità virtuali, nelle chat, nei blog, nei forum e nei vari sistemi di messaggistica istantanea, sia nei vari programmi per pc sia in quelli presenti sui moderni cellulari.
Gli effetti sulle vittime sono simili a quelli provocati dagli atti di bullismo tradizionale: isolamento, mortificazione, depressione, calo del rendimento scolastico ecc.
Le vittime predilette dai cyberbulli sono per lo più ragazze (attaccabili con offese e ricatti spesso a sfondo sessuale) e tutti quei soggetti potenzialmente più deboli o in qualche modo discriminabili per il loro aspetto fisico, per l’orientamento sessuale, la cultura di appartenenza, l’abbigliamento, eventuali disabilità e altri aspetti connessi al carattere.
In molti casi, reale e virtuale finiscono per intrecciarsi: la vittima può essere individuata e scelta in uno dei tanti luoghi di ritrovo o a scuola, mentre l’atto di bullismo avviene invece a mezzo virtuale.

Le dimensioni del fenomeno

Attualmente si calcola che quasi il 40% dei casi di bullismo siano etichettabili come cyberbullismo, perpetrati proprio attraverso i suddetti moderni sistemi di comunicazione ed interazione sociale.
Secondo l’Indagine nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza pubblicata nel 2011, addirittura un quinto dei ragazzi ha riscontrato false informazioni sul proprio conto in Internet.
Tra tutte le vittime, solo una parte (meno di un terzo) trova il coraggio di parlarne con i genitori e questo per le stesse ragioni per le quali anche le vittime del bullismo tradizionale optano per il silenzio: timore di rimproveri, vergogna e paura di ritorsioni.
Sebbene sia lecito supporre che le conseguenze psicologiche del cyberbullismo siano di fatto simili a quelle del bullismo tradizionale, non si possiedono ancora dati certi, dal momento che si tratta di un fenomeno relativamente recente e non è ancora possibile avere dati certi sulle conseguenze a lungo termine.
E’ facilmente comprensibile come molti esperti lo ritengano uno dei fenomeni più preoccupanti e pericolosi presenti in rete, tanto che il problema è attualmente oggetto di discussioni per poterlo inquadrare in ambito legislativo.

Caratteristiche del cyberbullismo

A differenza del bullismo tradizionale, il cyberbullismo presenta spesso delle caratteristiche particolari, come ad esempio l’anonimato del molestatore (che pur lasciando tecnicamente delle tracce, è difficilmente rintracciabile dalla vittima, se non denunciando il fatto alle autorità competenti, in grado di risalire a colui o colei che pubblica foto o insulti su internet) e la sua difficile reperibilità, soprattutto se l’atto di bullismo avviene via SMS, messaggeria istantanea, mail, o in un forum online privato. Un’altra conseguenza del cyberbullismo è che gli insulti possono diventare ancora più pesanti, a causa dell’indebolimento delle remore etiche che un mezzo come internet può provocare: chiunque può postare foto e scrivere qualsiasi tipo di offesa, celandosi sotto false spoglie o registrandosi con un account fittizio, cosicché spesso molte persone sono portate e fare e dire cose che non farebbero o direbbero mai nella vita reale.
Se da un lato il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti ben precisi, dall’altro il cyberbullismo infierisce ogni volta che la vittima si collega ad internet o accende il cellulare, in una totale assenza di limiti spazio-temporali.

Atti di Cyberbullismo

  • messaggi online violenti e volgari mirati a suscitare controversie verbali all’interno di un forum.
  • invio ripetuto di messaggi offensivi a mezzo sms o email.
  • denigrare qualcuno all’interno di un social network, tentando di distruggerne la reputazione.
  • spacciarsi per un’altra persona pubblicando foto o testi a sua insaputa.
  • pubblicare informazioni private su un’altra persona (foto, video ecc.).
  • escludere volutamente una persona da un gruppo online, allo scopo di emarginarla.
  • effettuare telefonate anonime sempre a danno di una vittima prescelta.
  • ricattare qualcuno millantando di possedere presunte informazioni compromettenti.

Come prevenire il cyberbullismo

Quando un genitore si accorge o sospetta che il proprio figlio sia potenzialmente esposto al cyberbullismo, la cosa migliore sarebbe provare a persuaderlo a non frequentare determinati siti o chat, anche se la maggior parte delle volte la “potenziale vittima” non è affatto disposta a rinunciare alle sue abitudini virtuali.
Un modo per tentare di prevenire simili fenomeni è sicuramente quello di incrementare l’attività di informazione, sensibilizzazione e prevenzione all’interno delle scuole e in ambito famigliare. Fondamentale è il ruolo dei genitori, che hanno il dovere morale di vigilare non solo sulla vita reale dei propri figli, ma anche su quella virtuale, che spesso occupa più tempo della precedente, in quanto i ragazzi passano moltissime ore davanti al computer. Chi naviga abitualmente su internet deve poter imparare a difendere la propria privacy e la propria reputazione in rete, che non significa necessariamente dover rinunciare a frequentare forum, chat e social network, ma semplicemente imparare a farlo in maniera più consapevole.
Anche gli insegnanti devono poter cogliere e saper leggere ciò che avviene nell’ambito delle dinamiche relazionali della classe, al tempo stesso costruendo delle strategie di prevenzione e contrasto di questo fenomeno così preoccupante, che, come si è visto, si origina spesso tra i banchi di scuola, dove la vittima viene accuratamente scelta.

Come combattere il cyberbullismo

Così come nei casi di bullismo tradizionale, anche per il cyberbullismo una delle armi più efficaci è quella di cercare di non dare corda al molestatore virtuale, ma di dimostrarsi il più possibile indifferenti.
I problemi sorgono quando il cyberbullo pubblica foto o filmati offensivi, imbarazzanti e lesivi della privacy: in questo caso occorre denunciare immediatamente il fatto a polizia o carabinieri. La denuncia si rende necessaria anche quando si ricevono messaggi intimidatori e offensivi in maniera insistente e per un arco di tempo significativo.
Se le accuse avvengono in forum o chat regolate dai cosiddetti moderatori, è essenziale segnalare loro l’accaduto, affinché provvedano a bloccare(o “bannare”, come si dice in gergo internet) il mittente di tali messaggi. Come fare a mettersi in contatto con il moderatore? Nelle chat si può trovare nell’elenco dei membri connessi, tra cui il moderatore, debitamente indicato. Nei forum, invece, è solitamente presente l’indirizzo mail del moderatore. Accanto al suo nome c’è scritto “moderatore”. Nei forum il suo indirizzo di posta elettronica è sempre indicato.
Se i messaggi persecutori continuano ad essere presenti in alcuni siti, provvedere a contattare il gestore del sito, il moderatore o il creatore del blog, chiedendo che tali messaggi vengano immediatamente rimossi.
Se il cyberbullismo avviene a mezzo email, assicuratevi di bloccare l’indirizzo di posta da cui provengono le email in questione.
Le azioni di molestia possono essere segnalate anche al proprio ISP, Internet Service Provider, ossia il fornitore del servizio Internet.
Per i più abili, esistono programmi specifici per risalire all’IP del cyberbullo, ossia a quel numero unico che individua ogni computer connesso con la rete in un determinato momento, in possesso del quale la polizia è in grado di identificare facilmente il molestatore. Talvolta il semplice fatto di far sapere al cyberbullo che siamo in possesso del suo IP è sufficiente a farlo smettere.
Navigare è e deve poter rimanere un’attività piacevole e sicura, non un luogo di insidie.

Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Mi godo la vita in ogni sua forma.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).