Anisakis

L’anisakis è uno dei parassiti più temuti poiché comporta diversi rischi per la salute dell’uomo quando viene ingerito con il consumo di pesce crudo o poco cotto che, a sua volta, è stato infettato da questo parassita. Con il dilagare della sushimania e con un maggior consumo quindi pesce crudo,  l’anisakis è diventato uno dei parassiti più conosciuti al mondo ed è stato riscontrato un aumento dei casi di anisakiasi. Molte persone però non hanno ancora ben chiare le caratteristiche dell’anisakis e quale tipo di infezione può causare. Per capire meglio di cosa si tratta, ho preparato questa piccola guida.

Cos’è, e caratteristiche

L’anisakis è un genere di vermi nematodi e sono parassiti che, al termine del loro ciclo di vita, si trovano nell’addome dei mammiferi marini, dopo essere stati ospitati da diversi organismi. Le uova vengono rilasciate nell’acqua del mare attraverso le feci dei mammiferi e in seguito si sviluppano diventando delle larve, che vengono ingerite dai piccoli crostacei. Quando i pesci si nutrono dei crostacei infetti, ingeriscono anche il parassita, che passa così da un “ospite” all’altro; il suo ciclo di vita termina quando raggiunge lo stomaco dei mammiferi marini, come delfini, balene e foche. L’intestino dei mammiferi marini funziona in maniera simile a quello dell’uomo per questo il parassita è in grado di infettare il nostro corpo quando mangiamo pesce crudo o poco cotto che contiene larve di anisakis.

Sintomi e trattamento

L’anisakis rappresenta un rischio per la salute dell’uomo, che può contrarre un’infezione parassitaria (anisakiasi) mangiando pesce contenente le larve o avere una reazione allergica alle sostanze chimiche rilasciate dalle stesse larve nella carne del pesce.

L’anisakiasi è molto diffusa nei paesi che sono grandi consumatori di pesce crudo, come il Giappone, i paesi sudamericani sulla costa del Pacifico e i Paesi Bassi, ma con la crescente popolarità dei ristoranti giapponesi si sono registrati alcuni casi anche negli Stati Uniti e in Europa.

Ma cosa accade nel nostro corpo quando mangiamo del pesce infetto e come facciamo a distinguere i sintomi dell’anisakiasi? Se consumiamo del pesce infetto, le larve cercano di fasi largo tra le pareti dell’intestino causando una reazione immunitaria difensiva dell’apparato digestivo che avvertiamo con la manifestazione di un forte dolore addominale, vomito e nausea. Talvolta le stesse larve vengono espulse con il vomito, ma in ogni caso se non riescono a penetrare nell’intestino, muoiono entro 48 ore. Capita anche che persone avvertano una sensazione di prurito nella bocca o nella gola durante o dopo l’ingestione di pesce: in questi casi si tratta del verme che si muove nella bocca o nella gola ed è consigliabile cercare di estrarlo o espellerlo tossendo. Quando invece le larve riescono ad arrivare nel tratto intestinale il nostro organismo attiva una risposta immunitaria eosinofila e granulomatosa che si genera solitamente da una a due settimane dopo l’infezione e causa sintomi simili al morbo di Crohn, con febbre, vomito, diarrea, ecc.

La diagnosi viene solitamente effettuata attraverso una gastroscopia che permette di verificare la presenza di larve ed eventualmentedi eliminarle, una radiografia o attraverso una biopsia con cui si esaminano alcune parti di tessuto rimosso.

Nei casi più gravi, quando si presenta un’ostruzione o una perforazione dell’intestino, è indispensabile ricorrere all’intervento chirurgico, ma la buona notizia è che in linea generale le larve di anisakis non riescono a sopravvivere all’interno del corpo umano perciò l’infezione guarisce ricorrendo unicamente alla terapia sintomatica.

L’anisakiasi non è inoltre trasmissibile da una persona ad un’altra.

Reazioni allergiche

Anche nel pesce cotto le larve di anisakis possono essere pericolose per l’uomo. È bene sapere che le larve rilasciano infatti delle sostanze chimiche nei tessuti circostanti del pesce infetto e possono scatenare reazioni allergiche lievi o gravi, come l’orticaria e lo shock anafilattico,  accompagnate a volte anche da altri sintomi agli apparati gastrointestinali. La frequenza di sintomi allergici in seguito al consumo di pesce ha portato a ipotizzare l’esistenza di una reazione allergica, chiamata anisakiasi gastroallergica. Lo sviluppo di alcune forme di allergie come asma, dermatiti da contatto e congiuntivi riscontrate negli addetti alla lavorazione del pesce sembra avvalorare questa tesi.

Prevenzione

L’anisakiasi si può evitare facendo attenzione alla cottura e alla corretta conservazione del pesce. Consumare solamente il pesce cotto in maniera adeguata (a 60°C) è uno dei consigli più efficaci se si vuole ridurre il rischio di contrarre questa infezione, ma chi non vuole rinunciare al gusto del pesce crudo e allo squisito sushi deve fare obbligatoriamente congelare il pesce fresco prima di consumarlo.

Oggi per fortuna sono state introdotte alcune normative a livello europeo che obbligano ristoranti e supermercati a congelare preventivamente (per almeno 24 ore a -20°) il cibo destinato ad essere consumato crudo, anche se purtroppo non tutte le attività commerciali le rispettano. Se volete invece preparare il pesce crudo a casa è consigliabile congelare il pesce per almeno 7 giorni prima di consumarlo.

In linea generale cercate sempre di affidarvi a supermercati, pescherie e ristoranti di fiducia quando si tratta di mangiare del pesce crudo, per essere più sicuri sulla corretta conservazione e preparazione del pesce.

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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
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